martedì 2 giugno 2009

Primavera in musica

Un po' in ritardo rispetto al calendario, ecco qualche brevissimo consiglio musicale sui nuovi dischi che sono usciti in queste settimane. Poche buone uscite, ma davvero di ottimo livello.


Patrick Wolf - The Bachelor
L'enfant prodige dell'avant-pop britannico torna sulla scena con un album coraggioso fatto di stili differenti, influenze multiformi e tanto, tanto coraggio. Un ottimo album di pop sinfonico, folk inglese, industrial elettronico e così via.




Phoenix - Wolfgang Amadeus Phoenix
Questi francesini al loro quarto album piazzano uno sfolgorante ensemble di piccoli capolavori pop, con un'attitudine elettronica e anche abbastanza superba. Spaziando da Liszt alle tendenze più moderne, un viaggio a tutta velocità nel divertimento.




Japandroids - Post-nothing
Questi canadesi fanno una musica noise-garage veloce, stridente e urlata, con un velo di lo-fi che sembra ormai obbligatorio per avere successo negli ultimi mesi. Pepe nero macinato nelle orecchie.



The Field - Yesterday and today
La techno minimalista svedese è la nuova religione e Axel Willner, aka The Field, è il suo profeta. Dopo un ottimo esordio nel 2007, ecco la conferma che tutti aspettavamo: nuovi pezzi ricamati da loop, scintille shoegaze e droni latenti. Onde REM anche da svegli.

domenica 31 maggio 2009

Omar Souleyman & Group Doueh

Un aspetto che apprezzo davvero tantissimo della cultura inglese, e che rende questo popolo ontologicamente differente dall'italiano medio, è l'apertura verso le culture diverse. Sotto tutti i punti di vista, dalla gastronomia all'arte, dal modo di vestire fino alla lingua, gli inglesi sono sempre ben lieti di fare nuove esperienze e conoscere nuovi punti di vista.

Ovviamente, la musica è uno di quei campi in cui il meltin' pot si rivela più efficace e così ho avuto modo di assistere ad un concerto organizzato da Sublime Frequencies, label americana che ha l'obiettivo di "scoprire ed riportare alla luce visioni e suoni oscuri delle moderne e tradizionali frontiere urbane e rurali", con particolare riguardo al Sudest Asiatico, al Medio Oriente e al Nordafrica.

Il programma della serata prevede due concerti: il primo a suonare sarà Omar Souleyman, mentre subito dopo il Group Doueh calcherà la scena.

Autentica leggenda del pop siriano, Omar Souleyman ha iniziato cantando alle feste private e ai matrimoni (come un certo napoletano Gigi) e con più di 500 titoli autoprodotti è l'autore di una musica che riunisce i suoni tradizionali ed esotici della musica araba con un sapore sintetico e techno che avvicina il suo stile alla musica hardcore da discoteca.

E infatti dal momento della sua apparizione fino ad un'ora dopo, veniamo trascinati in una discoteca siriana, in cui il caro Omar diventa cassa dritta, vocalist e DJ, trascinando tutti in ritmi dance scatenati su scale arabe dal suono meravigliosamente sghembo. La sua fisicità è impressionante: nonostante sia un pacato uomo, la sua presenza scenica è fantastica e riesce persino ad incunearsi tra la folla danzante per intonare i suoi canti da muezzin.

Alle sue spalle, l'emblematica figura del poeta rimane silente e, di tanto in tanto, sussura qualcosa alle orecchie del maestro, quasi a volere suggerire i testi per noi così affascinanti ed oscuri.

Il tastiera adopera il suo strumento come una serratissima drum machine, creando battiti che per noi occidentali sono abituali, ma tessendo melodie assolutamente stravaganti che vengono immediatamente seguite dall'oud, la chitarra araba dal suono tagliente.

Dopo una breve pausa per reintegrare i liquidi dispersi durante questo sabba techno, ecco apparire sul palco i Group Doueh, dal Sahara Occidentale, una distesa di sabbia tra il Marocco e la Mauritania. Mr. Doueh, come ama farsi chiamare, trovò una cassetta di Jimi Hendrix negli anni '70 e da allora si innamorò della chitarra elettrica, coniugando lo stile occidentale con la musicalità sahrawi tipica di quell'area del globo. Sul palco abbiamo la moglie e il figlio di Mr. Doueh, rispettivamente alla voce e alla tastiera, insieme ad un simpatico ometto che intonerà canti tipici con voce acuta e stentorea.

Le capacità sonore di questo gruppo sono davvero impressionanti: la chitarra viene prima scossa in suoni che ricordano il wall-of-sound di certo shoegaze occidentale, ma la combinazione di pezzi dalla struttura psichedelica lunghissima, il reiterato uso di suoni vocali ritmici e la potenza elettrica e infuocata che sprigiona dallo strumento riesce a mandare in trance sognante l'intera platea.

Anche stavolta, i musicisti sembrano coinvolti quanto gli spettatori e alla fine si trasforma in una festa danzante, con Mr. Doueh che suona la sua chitarra dietro la testa tra il pubblico, con il sorriso di chi ha, davvero, visto la luna in un istante.

Un concerto entusiasmante, meraviglioso e incredibile. C'è così tanto nel mondo da scoprire che non vale proprio la pena di annoiarsi.

sabato 23 maggio 2009

Trasloco!

Nonostante la mia inesperienza con il mercato immobiliare, sono state sufficienti solo un paio di settimane per trovare una nuova sistemazione. In queste settimante, però, ho avuto modo di comprendere che il livello medio delle case inglesi è davvero piuttosto scadente...

Moquette vecchie e mefitiche, cucine in rovina, stanze che hanno il bagno in un'altra casa, soggiorni con divani che sollevano piuà di un dubbio... insomma, ho capito che ci sono parecchie persone disposte a vivere in condizioni che io non potrei sopportare nemmeno per 24 ore.

Ho avuto fortuna ed ho trovato una posto molto grande e bello e molto vicino al mio posto di lavoro. E così tra qualche settimana c'è un altro trasloco da fare e persino qualche mobile da comprare.

E l'avventura continua... ma da un'altra parte!

domenica 3 maggio 2009

Room ballot mon amour.

L'entusiasmo che mi aveva colto durante la mia prima settimana qui al Churchill College ha vacillato duramente durante gli ultimi giorni, a causa di uno sfortunato sorteggio secondo il quale dovrei andare a vivere, tra qualche mese, in un tugurio.

Infatti qui le camere vengono riassegnate ogni sei mesi secondo un complicato sorteggio, in maniera che il fair play regni sovrano e tutti abbiano le stesse possibilita'. Peccato che, in questo modo, mi e' stata assegnata una stanza all'interno di una casa al di fuori del college, sul cui stato di manutenzione e pulizia stendo un amorevole e pietoso velo.

E cosi' la mia permanenza all'interno del Churchill College si chiudera' a fine agosto. E questo significa anche che devo cercare una casa o una stanza tutta per me. E io, con il mercato immobiliare, non ho mai avuto alcun rapporto diretto.

Imparero' a fare anche questo.

lunedì 27 aprile 2009

Pillole di musica

Mi e' piaciuto l'esperimento del mese scorso, in cui ho brevemente consigliato qualche nuovo nome da ascoltare per capire che cosa sta succedendo in questo musicalmente ricco 2009. E cosi', anche in questo mese, ecco qualche veloce pillola per scacciare la noia.

Bat For Lashes - Two Suns
Lei si chiama Natasha Khan ed e' anglo-pakistana: questo suo secondo album conferma le sue ottime doti di polistrumentista e la sua voce obliqua e tagliente che ricorda molto quella di Björk. Parecchie canzoni in bilico tra il dream-pop e il synth-pop, ma la vera protagonista e' la vocalita'. Il singolo "Daniel" e' molto gettonato in radio e questo genera notevole stupore. Un viaggio nel nord del nostro animo.




DM Stith - Heavy Ghost
Proveniente da una famiglia di musicisti, il nostro caro David Michael Stith ci ha messo un po' per capire di essere capace di trasferire stati d'animi oscuri e attanaglianti in un songwriting pregno di atmosfera, scuro e leggero come il fumo di un falo'. Gran bel debutto, un disco in bilico tra episodi piu' sperimentali e canzoni che sanno di lacrime. Amare e infuocate.




Jason Lytle - Yours truly, the Commuter
Ex-componente dei Grandaddy, Jason e' riuscito a scrivere uno perfetto esempio di indie-pop: zuccheroso, chitarre in bella mostra, melodie killer e canzonette cosi' dolci e cosi' perfette da far gridare al miracolo. La primavera, poi, rende tutto piu' bello. E le sue canzoni, davvero, sono come la rugiada mattutina sui prati. Immobile ed etereo.




Buraka Som Sistema - Black Diamond
Un diamante nero dall'Angola, ex colonia portoghese: si tratta di un disco che mescola i sapori tribali del kuduro con le schegge occidentali della cultura techno-rave, con immancabile benedizione di M.I.A.. Il ghetto si ribella e conquista i padroni, dei missili infuocati che hanno sapori fortissimi e pieni. Impossibile restare fermi.





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sabato 25 aprile 2009

Felix qui potuit rerum cognoscere causas.

Questa citazione latina, attribuita ad una descrizione di Lucrezio ad opera di Virgilio, mi ha accolto non appena sono arrivato al Churchill College.

Questo motto, straordinariamente simile a quello della LSE, mi ha colpito particolarmente: si intravede in queste parole l'intera vocazione scientifica di questo luogo di studio e di ricerca, una tensione verso il progresso che passa per la comprensione, e quindi il dominio, sulle leggi che regolano fenomeni naturali e umani.

Ma non e' stato solo questo a farmi piacere quasi immediatamente la mia nuova dimora.

Sicuramente, dopo mesi passati in una residenza presbiteriana in cui l'eta' media superava i 50 anni, trovarsi in questo luogo ameno e insieme a piu' di 500 studenti e' una gran bella differenza. Tra gli scalmanati undergrads e i piu' compassati advanced students, di cui anche io faccio parte, il college e' sempre pieno di giovani che passeggiano lungo gli squisiti vialetti tra i prati, che giocano a calcio sull'erba o che studiano sulla panchine all'aperto.



Foto: James Bowe

Sembra un po' un villaggio turistico, con i vari casolari separati da prati e vialetti, tra i quali parecchi vagano in pantaloncini e infradito come se andassero verso la spiaggia, ma probabilmente vanno solo al bar a bere qualcosa.

Una miriade di sensazioni, di emozioni e di annotazione da fare: minuscoli dettagli da comprendere, come la nettissima divisione interclassistica tra gli universitari e dottorandi, tanto che esiste la sala a noi riservata con annesso esclusivo bar.

La mia avventura qui a Cambridge sta prendendo una piega meno dura e difficile e posso davvero dire che mi trovo quasi bene.

Perche', in realta', manca sempre qualcosa per avere tutto.

domenica 19 aprile 2009

Rimmel

E qualcosa rimane, e rimarra' sempre.

Ma, davvero, non e' mai stato cosi' bello e sappiamo bene che sara' sempre piu' dolce e tenero e potente.

E quindi rimane la tua mano che pettina le ciglia e io, con la mia musica che hai imparato ad odiare con un sorriso, che ti ammiro in silenzio.

E con gioioso silenzio, sorrido anche io dinanzi ad un futuro fatto di istantanee piccole e deliziose.

domenica 5 aprile 2009

Viaggio nel tempo.

Ho trovato sempre piuttosto bello tornare a casa, l'idea di riavvicinarmi ad un luogo che ha visto nascermi e crescere, in cui ho mosso i primi passi e ho fatto le prime esperienze, un luogo da cui mi sono ormai volontariamente distaccato per inseguire sogni più o meno tangibili.

E per quanto mi allonti sempre di più, ogni volta ritornare è un percorso a ritroso nel tempo: rientrare nella mia camera, la mia scrivania, i miei libri, i miei oggetti, tutto concorre per ricreare in me l'immagine di un periodo della mia vita ormai andato ma a cui continuo a pensare con dolce malinconia.

E adesso, alla luce della mia nuova avventura e della mia nuova esperienza, è ancora più strano e più dolce essere qui: tutto mi appare così immobile, così distante, così arcaico.

E, come sempre, il piacere di essere a casa è simile a quello di una vacanza: un periodo di riposo e di sospensione della monotona attività. Un periodo che finisce presto.

mercoledì 25 marzo 2009

Tipping point.

Giorni pieni ed importanti, in cui sono cambiate tante minuscole e piccole cose, ma tutte molto importanti.

C'è da dire che sono riuscito ad ottenere un ottimo voto al mio test di lingua inglese: sinceramente mi sono particolarmente stupito, perchè, nonostante la mia prolungata permanenza qui a Cambridge abbia senz'altro giovato, ho avuto davvero poco tempo per prepararmi all'esame. E si è trattato davvero di qualcosa molto veloce ed impegnativo, visto che in poco più di 3 ore ho dovuto ascoltareleggerescrivere.

Ma alla fine, sono ufficialmente capace di capire e parlare l'inglese.

Un altro notevole cambiamento è quello di aver ricevuto un ottimo MacBook nero dal dipartimento, specialmente perchè è il mezzo con cui lavoro ogni giorno. Ho quasi sempre utilizzato Linux per lavorare e Windows per tutto il resto e non avevo mai avuto il piacere di adoperare Mac Os X. E devo dire che si tratta davvero di qualcosa di molto, molto bello: apprezzo sempre di più tutti i piccoli accorgimenti estetici che ti ipnotizzano davanti al monitor.

Per dirne una, passo ore a spostare finestre da un monitor all'altro in ufficio...

E infine, sembra che ormai ogni ostacolo burocratico per la mia permanenza qui a Cambridge sia stato eliminato: dal mese prossimo sarò anche io uno studente di dottorato al Computer Lab.

E inizia seriamante una nuova vita...ma sempre tenendo bene in vista l'obiettivo finale.

venerdì 6 marzo 2009

Tesori nascosti in questo 2009.

In queste settimane sto lavorando davvero molto e quindi sono parecchie ore al giorno al computer e in assorta concentrazione. E quando lavoro al computer, specialmente se devo programmare, ascolto tantissima musica.

Quindi ecco qualche minuscolo e velocissimo consiglio per questo scorcio del 2009.

The Prodigy - Invaders must die
Non hanno forse la potenza con cui hanno inondato il mainstream con la cultura rave nel 1997, anno in cui il fatidico "The fat of the land" ebbe i natali, ma questo nuovo lavoro ci conferma che i maestri nel loro genere, qualunque esso sia, rimangono loro. Potenza, techno e un pizzico di dancefloor. Personalmete il quasi-reggae di "Thunder" mi fa impazzire.



Wavves - Wavves
Di certo il noise-pop potrebbe non essere il genere preferito da molti, ma questa scanzonata e incredibilmente folle one-man band colpisce con freschissa irruenza, con liberatoria violenza. E, nonostante tutto, la melodia è al centro di tutto. Atonale, caotico, destruttrato. Stupendo.



The Pains Of Being Pure At Heart - The Pains Of Being Pure At Heart
Se avete apprezzato i Glasvegas, ma siete ormai restii a confessarlo perchè, diciamolo chiaramente, li conoscono un po' tutti, potete stupire i vostri amici con questo zuccherossismo gruppetto newyorkese, in cui il sapore East Cost si coniuga con un sapiente ed accorto uso delle chitarre e della distorsione. Shoegaze ma non troppo.





Soap&Skin - Lovetune for Vacuum
Una rivelazione incredibile: un'intera gamma di oscure e dolcissime sensazioni, un affresco di tagliente cantautorato elettronico, arrangiamenti orchestrali, glitch sparsi e una tendenza alla tragedia. Tutto in una diciottente austriaca, che mette tutta se stessa in queste canzoni nere e bellissime, accorate, tragiche, romantiche. Una voce da mettere i brividi.







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Il paese reale.

Per motivi piuttosto noiosi e del tutto irrilevanti, ho passato la giornata di oggi nell'altra università di Cambridge, la meno famosa Anglia Ruskin University. E non ho potuto non notare le grosse differenze che ci sono tra questi studenti e i fantastici allievi della più rinomata University of Cambridge.

Essenzialmente, all'Anglia Ruskin gli studenti hanno una vita sociale: il campus è pieno di persone che chiacchierano amichevolmente senza menzionare tensori quadridimensionali o l'influsso dei Pitagorici sui vangeli apocrifi. Molto più probabile, invece, diventa sentire per sbaglio conversazioni assolutamente normali sull'affitto da pagare, la lezione da seguire o sul prof da odiare.

E, tra tutti i piccoli dettagli che ho osservato, e che potrebbero riempire diverse pagine, rimane la sublime frase


"I am still fucking stuck with that psychoanalysis-shit."

Insomma, molto più simile ad una tipica università italiana. Mentre probabilmente è questo il paese reale, mi chiedo come abbia fatto a non rendermene conto prima...

giovedì 5 marzo 2009

Grazie, e buona fortuna.

Nonostante la frequenza dei miei post sia diminuita drasticamente da quando mi diverto ad usare continuamente Twitter, nelle ultime settimane ci sono stati comunque degli eventi degni di nota.

Infatti il Vostro Umile e Affezionatissimo è volato nuovamente in Sicilia per ricevere, previa presentazione dell'ennesima tesi, un altro titolo di studi. L'importanza dell'evento, però, non risiede tanto nel valore della pergamena, poichè difatti non si tratta di un titolo rinomato quanto piuttosto, oserei dire, "di nicchia, quanto nel fatto che si chiude definitivamente la mia avventura in uno dei luoghi più influenti per la mia intera vita.

E così, quasi in sordina, si va avanti.

lunedì 23 febbraio 2009

Slumdog Millionaire.


E dire che io volevo pure andare a vederlo, questo film che stanotte ha vinto l'Oscar e altri premi piuttosto importanti.



E tutti gli altri a dire no, che si tratta della solita cosa di Bollywood dove una splendida attrice dagli occhi verdi cerca marito e tutti gli altri suonano della musica assurda. 

Abbiamo visto, alla fine, quel film un po' insulso dove un uomo bellissimo viene prima invecchiato a dismisura e poi ringiovanito senza motivo.

A volte dovrei fare rispettare di più il mio giudizio estetico. 

Oppure andare al cinema da solo.

lunedì 16 febbraio 2009

Dejà vu.

Qui a Cambridge mi è capitato di fare un colloquio telefonico con una piccola software house, uno di quelli in cui per una novantina di minuti un tizio apparentemente amichevole inizia a chiederti come va e che hai fatto nella tua vita e poi continua assegnandoti problemi da risolvere con carta e penna così, all'istante.


Ho accettato di fare il colloquio perchè ero molto curioso di fare un'esperienza del genere. Penso che sia una situazione paradossalmente molto meno stressante di un colloquio dal vivo, perchè non c'è contatto umano, si rimane comodamente seduti alla propria scrivania e non occorre chiedersi che vestiti occorra indossare.

In ogni caso, avrei dovuto rileggere un mio vecchio post proprio sui colloqui telefonici per informatici, perchè le domande che mi hanno fatto sono state proprio relative alle 5 aree di cui avero parlato in passato.

E dire che io non ci ho nemmeno pensato prima.


sabato 14 febbraio 2009

Weather talk.

Non mi ero mai trovato nella situazione di dover andare in bicicletta mentre la neve scende copiosa e le ruote scivolano sul ghiaccio, ma qui a Cambridge ho fatto anche questo.


Infatti in una giornata piuttosto serena c'è stata una nevicata pomeridiana piuttosto violenta, che ha velocemente ricoperto nuovamente tutto di bianco. Fortunatamente sono abbastanza attrezzato per questi eventi atmosferici, ma le mie gambe erano comunque piuttosto congelate..

In ogni caso, migliora la mia conoscenza di questo popolo così riservato, dedito all'ironia e tremendamente problematico nei propri rapporti sociali. Giorno dopo giorno, e grazie anche alle impressioni che ci scambiano tra "stranieri" al lavoro, si imparano sempre nuove cose sulle abitudini degli inglesi e su come si comportano.

Ad esempio, la loro famigerata ossessione per iniziare qualunque conversazione con un riferimento alle condizioni atmosferiche altro non è che un rituale per spezzare il ghiaccio. Ed è tremendamente sgarbato contraddire una qualunque affermazione sul tempo.

Ovviamente, ho subito iniziato ad esercitarmi in questa nuova abilità britannica, ma la tentazione di sovvertire le regole è davvero troppo forte...

"Today it's bloody cold, isn't it?"

"Actually, it's not. I think it's pretty warm and it's a nice day."

Ecco, un vero inglese potrebbe svenire dallo stupore.




martedì 10 febbraio 2009

Incontrarsi in cucina.

La temuta tempesta di neve non s'è presentata, quindi c'è solo freddo e un po' di pioggia, ovvero l'inverno inglese che ho ormai iniziato a conoscere. Tutto come prima, tanto lavoro da fare e tempo per pensare.

Nel frattempo sono diventato un ottimo amico del caro coinquilino indiano, col quale ormai conversiamo abitualmente: stasera mi ha intrattenuto con le differenze tra le varie tipologie di cucina indiana e mi ha anche confessato che vorrebbe tornare in India dopo aver finito il dottorato qui a Cambridge. E, incidentalmente, mi ha anche invitato ad andarlo a trovare a casa sua, nel suo villaggio al centro dell'India, assicurandomi che i suoi genitori sarebbero felici di ospitarmi.

Dopo questa dimostrazione di generosità, come al solito ha fritto un paio d'uova sode e le gettate con noncuranza nella pentola col riso.

domenica 8 febbraio 2009

Serendipity.

E' sempre bello leggere che domani pomeriggio si scatenerà sull'Inghilterra sud-orientale un'altra tempesta di neve e temperature glaciali.


Un ottimo modo per darmi il benvenuto non appena scendo dall'aereo.

sabato 7 febbraio 2009

Terra di Mezzo.

Grazie ad un biglietto aereo già pagato ho potuto lasciare il suolo britannico 24 ore prima che l'ondata di gelo più potente degli ultimi 18 anni ricoprisse di neve e ghiaccio gran parte dell'Inghilterra. Qualche giorno passato a svolgere gli ultimi atti di un altro capitolo della mia vita, ma che mi hanno permesso di godere di una breve parentesi siciliana nell'assolata Catania e le sue temperature primaverili.

Altro tempo passato tra scartoffie, marche da bollo, moduli, file in banca e discussioni più o meno insensate con impiegati. E alla fine, ho potuto stringere tra le mani la mia tesi di diploma. La quarta tesi che scrivo in soli due anni, tanto da essere ormai diventato piuttosto veloce e metodico nella stesura del documento. 

E un altro, amaro abbandono: lentamente scivola via un'altra avventura, si chiude alle mie spalle un altro percorso variegato e che mi ha regalato tanto. Ma se voglio mettere a frutto quanto ho imparato, è ora di spiccare di nuovo il volo.

E Catania si veste per me come una bieca seduttrice, indossando un grasso e pesante trucco per nascondere le proprie bruttezze e vestendosi a festa per la sua celebrazione più importante e imponente, S. Agata. Una festa che avevo accuratamente evitato per 5 anni da universitario, sempre per qualche esame da sostenere nei giorni immediatamente successivi, ma che adesso mi ha visto silenzioso e timido spettatore.

Per qualche ora mi sono immerso in questa baraonda fatta da migliaia di persone, una folla immane che sciama rumorosa per le vie del centro e che lentamente riempie ogni angolo e ogni balcone, in un fervore che poco ha di religioso e moltissimo di popolare. E la mia particolare convinzione che in realtà la Sicilia non sia così vicina all'Europa ma piuttosto al mondo arabo e orientale è uscita tremendamente rafforzata: le urla, la fisicità prorompente e gli anelisti mistici, la corsa dei devoti insaccati nei loro abiti bianchi e soprattutto l'onnipresenza dei ceri, delle enormi candele che sanguinano cera sui volti dei fedeli e nei rivoli solidificati lungo le strade.

Una terra di mezzo tra culture così distanti, ma anche così facilmente sovrapponibili.

Ma adesso, si torna nella gelida e silenziosa Cambridge. Immagino come possa essere silente, adesso che si trova avvolta da un candido manto nevoso.


sabato 24 gennaio 2009

L'ora del tè.

Il mio coinquilino indiano non finisce mai di stupirmi.

Ormai ci incontriamo sempre più spesso nella nostra minuscola cucina, che può contenere al massimo due persone contemporaneamente. Ovviamente solo se una delle due è di origine indiana.

Questo pomeriggio l'ho incontrato due volte in cucina, intento ad armeggiare con una pentola e dell'acqua dentro. Da uno scarno dialogo ho compreso che preparava del tè, ottimo per il suo mal di gola.

Per nulla intenerito, non ho pensato più agli incontri fino all'ora di cena: infatti, mentre arrivo in cucina affamato e ben disposto verso le arti culinarie, lo ritrovo lì.

Da un dialogo un po' meno scarno capisco che deve solo fare di nuovo il tè e che in 5 minuti finisce tutto. A metà tra il curioso e il rassegnato, mi accingo a cucinare accanto a lui.

E mentre io sapientemente scotto sulla griglia una maestosa Irish rumpsteak (rigorosamente "matured on the bone"), il simpatico indiano inizia a decantarmi le lodi del suo ottimo tè, porgendomi un sacco da circa 28 kg in cui è presente una profumata polverina marrone, molto sottile. A suo dire una vera leccornia indiana.

E così, mi spiega per bene come si fa un vero tè indiano, il tè che, cito testualmente, "il 90% delle persone in India beve almeno 2-3 volte al giorno".


Ingredienti per 1 persona
- Un sacco di tè indiano marrone finissimo
- Latte intero
- Una radice di zenzero
- Zucchero

Prendete una tazza di acqua del rubinetto e mettetela a bollire in un pentolino e nel frattempo riscaldate mezza tazza di latte nel microonde. Prendete una radice di zenzero e sbattetela ripetutamente su un tagliere, poi affettatela finemente e gettate le fettine nell'acqua bollente insieme ad un cucchiaio di tè preso dal sacco. Aggiungete adesso il latte caldo e 2 cucchiai colmi di zucchero e lasciate bollire per 2-3 minuti, fino alla comparsa di una corposa schiuma rosata.

Filtrate il composto e versate il liquido in una tazza, aggiungendo qualche fettina di zenzero per dare sapore speziato.


Dovrei riuscire ad aggiungerlo su Facebook, se solo riuscissi a capire come traslitterare il suo nome dall'indiano. E pensare che oggi mi ha perfino raccontato la tristissima origine del suo nome.

Ma questa è un'altra storia.

mercoledì 21 gennaio 2009

Nouvelle cuisine.

Tra le cose che ho lasciato quando sono andato via e che ho ritrovato qui a Cambridge c'è anche il mio fantastico coinquilino indiano, di cui per altro non riesco mai a comprendere il nome.

Infatti, come è tipico delle residenze universitarie inglesi, condivido la cucina e il bagno con altri studenti e, tra i tanti, il più pittoresco è proprio lui.

Specialmente perchè ammorba la nostra cucina con un odore fortissimo di spezie, su tutte il curry, sin dal mattino, quando prepara la sua colazione a base di riso e verdure stufate.

Ma non è solo questo, il punto.

In realtà, ho scoperto che la cucina indiana, o piuttosto la personalissima versione del mio amico, prevede anche la frittura di alimenti piuttosto strani.

Quasi come certe leccornie scozzesi.

Infatti, il mio amico ieri ha preso delle uova sode, le ha sbucciate, ha preso un pentolino, l'ha riempito di olio di dubbia origine e ha fritto in immersione le suddette uova per diversi minuti.

Finchè non sono diventate nere.

E poi, con un sorriso, ha detto "Wanna try one?".

Sipario.

domenica 18 gennaio 2009

Arrivederci, Catania.

E così, si chiude un altro, piccolo, capitolo della mia vita.

Dopo essere passato indenne attraverso gli esami di abilitazione alla professione di ingegnere, un'esperienza che è stata più fastidiosa che difficile, ecco che finalmente posso abbandonare l'università italiana.

Difatti, più che il momento della laurea, è adesso che posso dire di non avere più nulla a che fare con un mondo in cui ho passato più di 5 anni della mia vita. E questi mesi in attesa dell'abilitazione, passati in parte sempre a Catania, hanno prolungato questa mia esperienza.

Adesso, è proprio finito tutto: stasera riparto per Cambridge, in cui cercherò di iniziare un nuovo capitolo con rinnovato slancio e impegno duraturo. In questo momento guardo al futuro, a cosa potrà accadere e a cosa vorrei nella mia vita.

Ma è con infinita nostalgia che ripenso a questi anni passati a Catania, a tutte le persone che vi ho incontrato, ai luoghi che mi hanno accolto e che, con alterne fortune, sono stati piacevoli o terribili. Agli anni fatti di impegni universitari, esami, studio, progetti e sacrifici, più o meno grossi. Alle piacevolissime serate in compagnia, al maggio catanese che regala un clima così piacevole da invogliare a vivere in maniera potente e veloce.

Ma soprattutto, a splendidi momenti insieme: che però, fortunatamente, non sono legati alla città di Catania quanto piuttosto alla mia personalissima vita. E che quindi, con un po' di pazienza, continueranno ad allietare il mio futuro.

E adesso, una nuova avventura.

domenica 11 gennaio 2009

Amore che vieni, amore che vai.



Dieci anni possono già essere un vuoto incolmabile, ma la tua Arte è rimasta tra noi.

Grazie, Faber.

giovedì 8 gennaio 2009

Capodanno ibleo

Con enorme e colpevole ritardo riesco a trovare la voglia di parlare del mio Capodanno in terra ragusana: ma non era la voglia di parlarne che latitava, perchè invece è stato davvero bello, ma piuttosto la voglia di riportare su queste pagine le mie impressioni.


Ad ogni modo, sono stati dei giorni davvero piacevoli, insieme a qualcuno che sfortunatamente non era mai stato insieme a me durante il passaggio verso un anno nuovo. E così piccoli gesti si caricano di significati dolci e beneauguranti, in un anno che, probabilmente, non sarà eccezionale come il 2008.

E non posso che ringraziare chi mi ha fatto sentire così ben accolto, in un'atmosfera familiare gioiosa e divertentissima e in un insieme di esilaranti momenti passati insieme. Insomma, è sempre bello sapere di avere più d'una famiglia su cui contare.

Il 2009 è un anno che si apre nell'incertezza, globale e personale: e in un clima del genere diventa sempre più importante poter contare su solidi appigli per mantenere la direzione, per sapere verso dove si sta navigando.

E speriamo tanto, tra 12 mesi, di poter commentare in maniera opportuna anche questo rovente 2009.