mercoledì 31 dicembre 2008

Si (ri)parte.

Qui si parte, stavolta il Capodanno sarà davvero in compagnia dolcissima.

Ripenso ad esattamente un anno fa: una giornata che doveva essere normalissima e che invece rivelò una coda fatta di problemi e di incomprensioni, una fine pessima per il 2007. Il 2008 iniziò in maniera un po' cauta, ma dopo i soliti esami, la laurea, Parigi, l'ammissione al PhD, l'Inghilterra, Cambridge e tutto il resto si è trasformato in un anno di quelli da ricordare per tutta la vita.

E, dopo questo 2008 così pieno di soddisfazioni, di sorprese, di trionfi e di piccoli problemi superati, spero davvero che il 2009 continui sulla stessa strada.

Buon anno, soprattutto a noi.

mercoledì 24 dicembre 2008

Desiderio di Natale


Foto: * Nina *

Un altro Natale e altri cambiamenti, altre cose nuove che appaiono all'orizzonte e altre che invece scivolano alle mie spalle.

Davvero, spero tanto che sia un Natale in cui desideri semplici e immediati si trasformino, per questa volta, in docili certezze.

martedì 23 dicembre 2008

FaceSims.

Inutile farvi notare l'esplosione che ha avuto in Italia Facebook negli ultimi 12 mesi.

Ne parlano praticamente tutti, ma ha avuto inoltre l'enorme merito di far avvicinare al Web persone che probabilmente non avevano mai avuto nè la voglia o la capacità di lanciare un browser. I numeri parlano chiaro, si tratta di una crescita esponenziale: vale a dire che ogni mese il numero di utenti italiani iscritti a Facebook è raddoppiato, arrivando alla soglia di circa 5 milioni di persone.


Il grafico tratto dai dati ufficiali conferma l'impressionante trend di crescita del social network negli ultimi mesi.

Tendenzialmente penso che questa esplosione sia dovuta all'innata propensione del popolo italico a farsi più gli affari dei conoscenti piuttosto che quelli propri. E non penso sia una riflessione così difficile da concepire, visto l'enorme numero di persone che utilizzano Facebook proprio come piazza di pettegolezzo virtuale.

Personalmente, trovo molto divertente anche la parte ludica della piattaforma: la possibilità di confrontarsi con gli amici e di sfidarli con i semplici e divertenti giochi Flash moltiplica le opportunità di divertimento grazie al sapore della sfida e della competizione. Infatti è sempre piuttosto piacevole superare il punteggio di qualche amico e prenderlo bonariamente in giro dopo la sconfitta: se questa opportunità viene aumentata grazie al numero elevato dei propri amici che giocano, diventa davvero più di un semplice passatempo.

Ho passato gli ultimi giorni a giocare un po' con Pet Society: si tratta di un gioco della Playfish, autrice di Who has the biggest brain ed altri titoli ben noti all’interno di Facebook. D'ispirazione simile al vecchio Tamagotchi, è possibile giocare con un animale da compagnia, ovvero un "pet", ed aiutarlo a conoscere i pet dei propri amici. Il pet è completamente personalizzabile nell’aspetto ed ha bisogno di mangiare, divertirsi e di pulizia. Basta una strofinata col sapone ogni tanto, una visita agli amici o una partita col frisbee ed una mela e poi è contento.

Questo gioco ha avuto un discreto successo, soprattutto grazie alla possibilità di interagire direttamente con gli altri pet: mentre in passato la competizione si limitava alla classifica dei punteggi singoli o a competizioni dirette, qui una dinamica pseudo-sociale è messa in funzione all'interno di un mondo virtuale.

Da questa considerazione diventa piuttosto immediato estendere la possibilità di gioco ad altri mondi virtuali: un gioco che si ispiri al fortunatissimo The Sims, ma con la possibilità di impersonare se stessi in un mondo virtuale potrebbe davvero essere rivoluzionario. Non parlo di un mondo alla Second Life, in cui ogni partecipante cerca, più o meno velatamente, di vivere, appunto, una seconda vita: un mondo virtuale in cui viene ricreato con esattezza il mondo reale, con la propria cerchia di amici e le dinamiche che vengono giocoforza influenzate dai rapporti reali tra le persone.

Sarebbe davvero affascinante studiare cosa succederebbe in un gioco del genere: chissà quante coppie potrebbe rompersi perchè lui o lei ha fatto il filo a qualcun altro nel gioco reale, oppure altre simpatiche degenerazioni. Insomma, potenzialità illimitate ma anche grossi e pesanti implicazioni socio-culturali: ovvero, esattamente la recente storia di Facebook, in termini di influenza sulle persone.

Ma probabilmente non potrebbe mai accadere una cosa del genere, visto che, in ogni caso, ciascuno di noi ha già una vita reale a tempo pieno da vivere.

Ma siamo davvero così sicuri che non succederà mai?

domenica 21 dicembre 2008

Un bilancio niente male, parte seconda.

Mi guardavano con tristezza e livore, e quindi ho deciso di parlare anche di loro.

Dieci album che non ce l'hanno fatta ad entrare nella mia classifica ma che sono stati comunque ottimamente apprezzati durante questi mesi.

21. Bon Iver - For Emma, Forever Ago
Se si vuole essere pignoli, è uscito in edizione autoprodotta nel 2007, ma si tratta di un disco di accorato cantautorato che strazia l'anima e annoda le viscere: Bon Iver, chiuso durante tutto l'inverno in una capanna del Wisconsin, ha cercato di lenire il suo spleen esistenziale componendo canzoni su canzoni. E certamente è riuscito a creare splendidi pezzi di puro e semplice folk: "Skinny love" mette i brividi, la voce che si eleva in maniera gelida e nebbiosa e l'amore che sanguina, sul pavimento.


22. Why? - Alopecia
Non ho mai apprezzato l'hip-hop, lo trovo piuttosto burbero e artisticamente monotono. Tuttavia, Why? è capace di esondare oltre gli argini del genere e riesce a confezionare un disco in cui il suo rap cantato si posa dolcemente su canzoni interessanti e originali, in cui elementi di rottura come i coretti sixties o le chitarre più rock riescano ad apportare una ventata di freschezza. E poi, l'ironia pungente di testi come quello di "These new presidents" è un punto a favore della poliedricità dell'artista.

23. Tv On The Radio - Dear Science,
Sono stati incensati dalla critica americana come i promotori di una rivoluzione, di una nuova musica: personalmente li ho trovati discretamente accattivanti, ma nulla più. Piuttosto, sono stati capaci di prendere la black music, il soul, l'hip-hop e il rock e di mescolarli fino a creare qualcosa di nuovo. L'album è pieno di canzoni molto ben prodotte, come la campale "Dancing choose": resta comunque l'idea di un album complesso che, forse, riusciremo a comprendere pienamente solo tra un po' di tempo.

24. Noah And The Whale - Peaceful The World Lays Me Down
Ecco un tipico album di folk-pop, come ce ne sono tantissimi: però almeno questo ha il merito di cercare, con piglio sicuramente pop, di creare canzoni dal ritornello assassino, semplici, fresce e frizzanti, di quelle da canticchiare subito non appena si ascoltano per radio. Pezzi giocosi e malinconici convivono nell'album, ma la mia preferita resta il singolo "5 years time": si appiccica come colla alle orecchie e non va più via, con i suoi coretti primaverili e l'istantanea voglia di sorridere.



25. Offlaga Disco Pax - Bachelite

Ritorna un gruppo di cui ho amato molto il disco di debutto, ed anche questo secondo album è piuttosto interessante. Non ci sono forse canzoni epicamente storiche, ma parecchi pezzi sono complessi e crescono con gli ascolti. Fra tutti brilla "Dove ho messo la golf?", con il suo andamento lento e circolare e la sua storia incredibilmente post-romantica, a metà tra consumismo e feticismo. E anche dal vivo, sono stati stupendi. Esteticamente sovietici, peraltro.


26. Santogold - s/t
Nessuno stile ben definito, ma un debutto che offre un luccicante prodotto pop, particolarmente adatto per divertirsi, divertire e anche un po’ stupire l’ascoltatore. Fortemente influenzata da M.I.A., la musica di Santogold però ha una propria personalità che si rivela in un pezzo come l' imprevedibile “Lights out”:un riff carico di tensione che però accompagna una canzoncina lievissima e leggera, personalmente uno dei punti più esaltanti del disco. Trascinante e travolgente, impossibile opporre resistenza.



27. Los Campesinos! - Hold On Now, Youngster...
Una scatenata band gallese che suona un power-indie-pop velocissimo e leggero, multiforme e con sfumature punk. Una scossa energica all'intero carrozzone della musica intellettualmente impegnata: chitarre, batterie e urla per divertirsi senza pensare, riempiendo il dancefloor. Eppure l'introduzione di "You! Me! Dancing!" è da manuale per come si trasforma da un mantra di chitarre in un potente anthem da stadio. Da applausi, per il bis.


28. Matt Elliott - Howling songs

Attenzione: questa è musica oscura, fosca e disperata. Matt Elliott chiude un po' in calando la sua trilogia del disincanto con un post-folk quasi apocalittico e dall’evidente sapore mitteleuropeo. Atmosfere rarefatte e oniriche, inserzioni elettroniche e loop per aumentare la carica ipnotica, frequenti climax che sfociano in soffici esplosioni senza rumore. E così “The Howling Song” offre un cingolante e appassionato lamento, catene che sbattono e urla modulate, sempre un climax di emozioni, di suoni, di lacerazioni che si annulla in un tenue riverbero, un malinconico paesaggio.

29. Martina Topley-Bird - The Blue God
Il 2008 è stato forse l'anno del ritorno del trip-hop, e questa favolosa cantante ha contribuito in maniera ottima. Questo disco è una raccolta di pezzi che partono dalla pura tradizione trip-hop ma che svelano un sentimento più cupo e oscuro, fosche tinte noir che rendono le canzoni dei lussuriosi istanti di puro piacere. L'ottima "April grove" esprime splendidamente il mood del disco, tra una voce che melliflua si insinua e il battito elettronico che pulsa dietro le quinte.


30. São Paulo Underground - The Principle Of Intrusive Relationships

Un disco piuttosto interessante e al contempo complesso, un audace tentativo di fusione tra free-jazz, stilemi brasiliani e sperimentazioni post-rock più estreme. Mi ha colpito profondamente l'apparente amorficità del lavoro, una massa sonora che in continuo movimento su cui scintille e staffilate disegnano un percorso assurdamente coerente. Le sincopate e soffocate trombe di "Cosmogonia", che annegano in un muro di distorsioni, è qualcosa di genialmente febbricitante. Osticamente difficile, meravigliosamente sciamanico.

sabato 20 dicembre 2008

Un bilancio niente male.

A chiusura di un anno così denso di avvenimenti come questo fantastico 2008, non può mancare anche l'ormai rituale passaggio della classifica dei migliori dischi di questi 12 mesi: sinceramente ho ascoltato davvero moltissima musica nuova, grazie al meraviglioso mondo di OndaRock e anche all'avventura di BlogList, per il quale ho scritto qualche recensione musicale.

E' stato un anno di approfondimento, in cui ho scoperto nuovi generi e nuove sensazioni: sono sempre stato alla ricerca di una forte componente emotiva più che estetica, ma lentamente inizio ad appassionarmi anche dal punto di vista tecnico ai pezzi che ascolto e cerco, sopratutto, di approfondire la componente storica. Ovviamente rimane sempre come unico obiettivo il divertimento, quindi non accampo nessuna pretesa di competenza.

Dopo questo velato disclaimer, ecco una classifica, mia e personalissima, dei dischi che più ho apprezzato in questo 2008.

20. Bersarin Quartett - s/t
Sono sempre stato un sostenitore dell'algida elettronica tedesca, ma questo disco è permeato da un gusto così post-sovietico da risultare accorato e drammatico. Debutto di uno sconosciuto artista di Münster, è un trionfo di loop con archi filtrati, sample che si innestano con dinamica irregolare e stratificata, echi cinematografici di paesaggi urbani vuoti e desolati, in cui unica consolazione rimane, forse, il vento che solleva la polvere.
Elementi fortemente romantici, figli di una tradizione classica tedesca a tratti insuperabili, colorano in maniera eccezionale i pezzi. La splendida "St. Petersburg", con la sua coda di esplosioni, è davvero un piccolo capolavoro d'arte moderna.

19. Fucked Up - The chemistry of common life
I primi secondi contengono un flauto, ma immediatamente si presenta una chitarra vorace e poi un urlo rabbioso: puro hardcore-punk, un colpo al volto e inizia una discesa a tutta velocità attraverso canzoni veloci, piene di carica e di fuoriosa grazia. I canadesi Fucked Up piazzano colpi su colpi, ma la loro tecnica è davvero sopraffina e il disco si lascia ascoltare. Difatti, sebbene non sia effettivamente un amante del genere, non ho potuto fare a meno di scatenarmi con i loro pezzi in cuffia. Superata la diffidenza verso la voce gracchiante e urlata, pezzi com "Son the Father" regalano pelle d'oca e brividi di piacere. E poi, la copertina è la foto che mi piacerebbe scattare.

18.These New Puritans - Beat Pyramid
Math-rock puro e sghembo per questo quartetto londinese: strutture ritmiche complesse e riff accattivanti, ma la capacità di sorprendere con sperimentazioni li rende probabilmente più interessanti del resto delle band inglesi. Il disco scivola veloce e potente attraverso pezzi davvero carichi di originalità e brevi intermezzi sperimentali, orde di suoni che si accavallano e si precipitano con irruenza. Li ho apprezzati anche per la loro attitudine un po' oscura, un post-punk tenebroso ben rappresentato dalla cavalcata "Elvis", forse il loro brano di maggior successo.


17. Le Luci Della Centrale Elettrica - Canzoni da spiaggia deturpata
Il caso musicale italiano dell'anno: debutto folgorante, hype che sale a livelli incredibili, la critica e il pubblico che si dividono. Brutta copia di Rino Gaetano, ultimo vero cantautore italiano, epigono dell'estetica dei CCCP: insomma, l'accordo è impossibile. Resta il fatto che i suoi testi sono davvero bellissimi e spettrali, la rabbia con cui vengono fuori regala emozioni e la chitarra di Canali ricama elettricità su tutto. Non di meno, piccoli minuscoli tormentoni nascono e si diffondono, nella migliore tradizione italiana: e così si va a bere dalle pozzanghere, si scopre che i CCCP non ci sono più e ci si impicca nei garage. E forse la voce che si infiamma in "Piromani" è davvero il segno che la musica italiana è viva e vegeta. Ancora.

16. Fleet Foxes - s/t
Da Seattle ecco l'ennesimo gruppo di qualità eccelsa: il loro sedicente "baroque harmonic pop" è un monocorde affresco fatto di folk-pop, delicati arpeggi di chitarra e coretti bucolici, ma anche di storie cupe, appalachiane e distruttive. Sono stati piuttosto pompati dalla critica di oltreoceano, ma personalmente ho visto un bell'album, bei suoni e ottime canzoni pop. I pezzi sono orecchiabili e si incollano alle orecchie dopo pochi ascolti, inoltre le qualità vocali del gruppo sono sicuramente degne di menzione. Episodi cupi e malinconici come "Tiger Mountain Peasant Song" rivelano inoltre una capacità di scrittura che può relagare numerose soddisfazioni in futuro.

15. Thomas Function - Celebration
Ecco uno di quei dischi così scanzonati e irriverenti che risultano perfetti per allietare una divertente serata tra amici: un misto incredibile di generi diversi, dal power-pop al garage, blues, rock, voci fanciullesche e tremendamente esilaranti, canzoni semplici ma trascinanti. Un quartetto di ragazzoni dell'Alabama, che magari fa le prove nella cantina dei genitori: ed ecco un perfetto album di puro divertimento, canzoni immediate e fresche, frizzanti e colorate come un ghiacciolo alla Coca-Cola. E "A long walk" regala progressioni davvero incredibili, ma sono registri e toni diversi sono ugualmente presenti nel disco. Perfetto per una festa, una gita fuori porta o per l'autoradio durante viaggi brevi.

14. Drift - Memory Drawings
Non ho mai nascosto il mio amore smisurato per il post-rock, per le sue progressioni lente e trascinanti, per il suo liquido ed elettrico fluire. D'altra parte, anche il jazz ha iniziato, seppure più recentemente, ad affascinarmi. Ed ecco che arrivano i Drift: i loro riverberi sognanti, la dialettica di lotta tra la gli strumenti, la tromba che combatte contro basso e batteria, asimmetrie e poliritmi, assoli lunari di bellezza pietrificante. Il tutto in un'estetica post-rock che regala calore ma anche fredda luminosità ad ogni nota. E in "Uncanny valley" la tromba si accompagna alla batteria su pendii ripidi e scivolosi, in un climax sottolineato solamente dalle chitarre in secondo piano. Disco ammaliante.

13. Mercury Rev - Snowflake Midnight/Strange Attractor
Se una band che da anni non pubblica più nulla dopo i capolavori degli anni 90 pubblica un doppio album nel 2008, possono accadere due cose: una tiepida e scialba reunion oppure un capolavoro costruito con il coraggio di osare su una nuova strada. I Mercury Rev hanno proprio trasformato la propria arte e hanno sfornato un doppio album di dream-pop sognante ed etereo, ma costellato di pulsazioni elettriche e raggi di luce, di distorsioni shoegaze e progressioni epiche. Un pezzo multiforme come "People are so unpredictable (there's no bliss like home)", con i suoi cambiamenti di registro e la sua luminosa e onirica bellezza, regala piacevoli brividi sintetici e lucenti istanti di puro piacere. La classe non è acqua.

12. Black Mountain - In the future
Un'immersione nel hard-rock di circa 30 anni fa: i Black Mountain sono riusciti a riappacificarmi con un genere musicale che non mi aveva detto nulla e che, invece, ho iniziato ad apprezzare con estremo interesse. Brani lunghi e progressioni complessi, sapore di Pink Floyd e Jefferson Airplane ma in maniera quasi surrogata, come se questa rievocazione storica si fermasse a metà tra recupero del passato e rielaborazione originale. Nonostante questo evidente limite, è un album piuttosto simpatico che ha il pregio di recuperare sonorità avvolte nella storia: l'incipit "Stormy high" potrebbe far innamorare più d'uno.

11. Mogwai - The hawk is howling
Ritornano i maestri scozzesi del post-rock, gli alfieri di un genere che ha generato proseliti a volte imbarazzanti ma che può regalare emozioni laceranti. Ed è proprio il caso dei Mogwai, che si dimostrano sempre capaci di superare i canoni del genere restanone comunque all'interno: le dinamiche complesse e stranianti, i riverberi che si accumulano, i climax sonori che avvolgono sono sempre cesellati con perizia non comune e le atmosfere quasi industriali di alcuni pezzi esemplificano un'estetica postmoderna e decadente. Un pezzo come "Scotland's shame", poi, è da annoverare tra i migliori di sempre della band: una distorsione di fondo sul cui muro si innesta una melodia struggente, chitarre che si inseguono e che rotolano, veloci, verso il nulla.

10. Foals - Antidotes

Altro disco di spensierato math-rock, con capacità immediata di trascinare la mente verso ritmi inusuali e contagiosi: i Foals mi hanno colpito per l'apparente immediatezza dei loro pezzi, dietro cui si celano ritmiche complesse. Irruenza adolescenziale che riesce, senza un briciolo di elettronica, a coinvolgere il corpo e la mente al pari della migliore detroit techno. Forse si tratta di brani un po' simili tra di loro, ma la brevità e l'originalità del lavoro merita davvero più di un ascolto. Impressiona parimenti la carica del gruppo, che trasmette un'energia incredibile sia nella musica che nell'attitudine, ed un pezzo trascinante come "Cassius" ne è la dimostrazione più evidente.


9. Fuck Buttons - Street Horrrsing
Un debutto per me folgorante, che mi ha avvicinato alla scena noise scoperchiando di fatto un vaso di Pandora nella mia mente. Strutturato come un'unica lunga suite, questo disco è una violenza dolcissima verso l'ascoltatore, che viene trasportato da droni metallici, urla filtrate e noise, ma anche l’elettronica e i synth sono degli importanti comprimari. Un gusto pop fatto di melodie degne di Brian Eno che vengono però divelte dal tribalismo onirico di pezzi come “Ribs out”, capaci di sovvertire e sconvolgere con le percussioni demoniache e le urla selvagge. Un disco che può risultare indigesto a molti, ma che davvero regala cortocircuiti mentali e un'ossessione, costante, che non va più via.

8. Deerhunter - Microcastle/Weird Era Cont.
Una scoperta piuttosto recente, ma che è stata senz'altro molto gradita: il doppio album dei Deerhunter è un frullato indie di svariati e slegati generi, un calderone in cui convivono dream-pop, synth-pop, shoegaze e forse tanto altro ancora. Affascina la capacità con cui saltellano tra canzoni di registo così differente senza mutare le coordinate di fondo della loro musica, in una sequela impressionante di canzoni che hanno, tutte, la capacità di restare impresse nella mente, nelle orecchie. Impossibile destreggiarsi tra i vari pezzi alla ricerca del migliore, ma il mio preferito è senza dubbio lo psych-pop di "Nothing ever happened": diretto, veloce e aggraziato. Grazie, davvero.

7. Beach House - Devotion
Un disco che mi ha catturato durante l'inverno scorso grazie alle sue sonorità così eteree e sognanti, uno chamber-pop di squisita fattura che si regge molto sull'atmosfera domestica della musica e sulla splendida e accorata voce di Victoria, capace di ricamare e saltellare in maniera affascinante e splendente. E le canzoni sono così docili e graziose da rapire l'attenzione: per qualche minuto si vola in preda ad un sogno, in un fioco eco di luci magnetiche e in un manto sonoro fatto di effetti e chitarre, tastiere e organi. Inoltre "Gila" è probabilmente una delle canzoni più belle di questo 2008: Victoria riesce a commuovere con la bellezza dei suoi voli vocali, mentre la musica, serva, si piega al suo fascino.

6. No Age - Nouns
Due ventenni alle prese con distorsioni e punk: no, non è il 1984 e i My Bloody Valentine sono ormai una band storica, eppure i No Age sono riusciti a ricreare in maniera originale quella sensazione di violenza che stuprò le orecchie di molti e che ancora oggi affascina. A metà tra scanzonata band collegiale e sincopato gruppo punk, i No Age confezionano canzoni pregne di un wall-of-sound smaccatamente pop, annegate dentro sfrigolii elettrici, in un'attitudine lo-fi che regala una patina di ingenuità al lavoro. Canzoni come "Here should be my home" potrebbero benissimo diventare singoloni di successo tra i ragazzi di oggi, ma purtroppo il mondo va a rotoli e quindi i No Age li apprezziamo davvero in pochi. Troppa grazia, probabilmente.

5. Cut Copy - In ghost colours
La serata perfetta sul dancefloor house: ecco cosa trovate dentro l'alcum dei Cut Copy. Non stiamo parlando, però, della solita musica house, ma di un abile ricetta in cui si sposano a meraviglia sonorità 80s e elettronica più moderna, coretti 60s e sintetizzatori, nonchè casse che hanno il sapore acido e duro dei 90s. Oltre ai pezzi più danzerecci, di una qualità così eccelsa da risultare effettivamente irresistibili, è possibile trovare anche momenti meno scafati e rallentati. Ma è comunque con “So haunted” che siamo letteralmente trascinati in pista: una cavalcata inarrestabile, i bassi che montano, le chitarre taglienti e il ritornello assassino: ed è stupendo sciogliersi immediatamente nella calda e unta house music dei Cut Copy.

4. Baustelle - Amen
Dei Baustelle si è parlato davvero tanto, forse troppo: da piccoli alfieri dell'indie-pop italiano sono passati al successo nazionale, e questo può aver dato fastidio. Resta il fatto che hanno fatto un album eccezionale, sia sotto il punto di vista della musica che per quanto riguarda i testi, originali e sempre bellissimi. Forse un po' d'odio verso gli intellettuali li ha danneggiati un po', ma trovo splendidi i loro bozzetti sociali di questi anni roventi, così come apprezzo la genialità de "Il liberismo ha i giorni contati", con la sua impietosa analisi di questa Italietta. Li ho pure visti dal vivo, in un concerto che ha confermato la mia opinione sul gruppo: una delle realtà più belle ed eleganti della musica italiana.

3. Portishead - Third
Stesso discorso fatto per i Mercury Rev: una band si riunisce dopo tanto tempo e sforna un capolavoro. Ma in questo caso si tratta davvero di un disco che ha spiazzato tutti, perchè i Portishead avevano fatto la storia del trip-hop nel 1994 e adesso continuano ad incidere il loro nome con caratteri immortali nella storia della musica. Beth Gibbons rimane sempre un miracolo, la sua voce, immensa, regala emozioni elettriche e totali: la band riesce a virare su territori più oscuri, figli di un'epica industrial davvero innovativa. E poi, un pezzo come "The rip" è qualcosa di monumentale: la voce che inizia delicata e che viene stravolta e strappata in un loop infinito, una meteoria infuocata che solca i nostri cuori. Una lacrima infinita.

2. Have A Nice Life - Deathconsciousness
5 anni: in questo lasso di tempo gli Have A Nice Life, chiusi in uno scantinato del Connecticut, hanno creato questo stupendo album. In bilico tra shoegaze e gothic, 85 minuti di pezzi lunghi e stratificati divisi in due metà: la prima più oscura e riflessiva, dominata da toni eterei e pacati imbevuti di ineluttabile e deserta tristezza; la seconda più potente, più elettrica, pennellata tra fortissimi echi industrial e urla noise-punk, chitarre scheggiate e voci filtrate. Ma ogni singola canzone è una perla di chiara e lucente bellezza: forse svetta tra tutte la splendida piece finale “Earthmover”, che muove da un cantato semplicissimo ma ricco d’effetti per annegare in un vortice di rumore in cui si aggira soltanto un’insistente melodia al pianoforte.

1. The Magnetic Fields - Distortion
Il loro frontman Stephin Merritt è un ottimo autore di splendide canzoni pop, ma stavolta è riuscito ad annegare le sue melodie e i suoi ritornelli killer in un muro di distorsioni e feedback degno dei Jesus And Mary Chain. Un proposito che può apparire ridicolo, ma che ha dato vita ad un disco sensazionale: melodie meravigliose, testi sempre divertenti ed intelligenti e tanta, tantissima distorsione. Pezzi che gareggiano tra di loro per bellezza, ma il mio preferito è probabilmente "Too drunk to dream": irriverente, geniale e accompagnato da un cumulo di riverberi, distorsioni e feedback. Penso che a Merritt avrebbero dovuto dare un premio solamente per aver concepito l'idea, di questo disco.

sabato 13 dicembre 2008

Wordle.

Questo blog è stato un po' bistrattato e trascurato negli ultimi mesi, ma probabilmente potrebbe tornare la voglia di scrivere: ad esempio, sto già pensando alla solita classifica dei migliori album del 2008 da scrivere e commentare...!

Nel frattempo, approfitto di un recente meme che circola per la blogosfera: ecco Wordle applicato al feed di questo blog.


Piuttosto interessante, quasi un approccio strutturalista al blog.

[via pseudotecnico.]

domenica 7 dicembre 2008

Quiete domestica.

Dicembre è un po' un mese soffice, con quella perenne sensazione di vellutata comodità che le feste riescono a regalare. Un caldo e serico abbraccio quotidiano, sensazione piacevoli e gradevole tepore, nonchè rapporti umani che tendono a rilassarsi e a sciogliersi senza gli attriti soliti.

In questa fase della mia vita, in cui cerco di definire nuove coordinate e un nuovo percorso da seguire, è particolarmente piacevole riuscire a vedere che le stesse difficoltà vengono affrontate da tante persone che mi sono care, e che ugualmente lottano e si affannano per trovare una propria personale soluzione.

Forse a causa del periodo dell'anno, o forse per l'innata propensione all'ottimismo, non faccio altro che sognare e pianificare e tutto va splendidamente al suo posto. Spero solo di non dovermi accorgere con incredibile sorpresa che, magari, il futuro che tanto fortemente stringo tra le mani si sta già sgretolando.

Ma, se anche così fosse, non vedrei l'ora di ricominciare.

domenica 30 novembre 2008

Ritmi diuturni.

E così, il Vostro Umile e Affezionatissimo torna a Catania. La città ha un sapore lievemente diverso, perchè ormai non è più la solita e sregolata vita da studente: adesso il ritmo è molto più cadenzato, scandito dagli impegni quotidiani, dagli appuntamenti che giorno dopo giorno diventano abitudini.

Ma questa riflessione è indipendente dal luogo: anche a Cambridge le mie giornate volavano via in un calendario fisso e abbastanza regolare. Probabilmente è dovuto alla fine dell'università, con la sua dimensione atemporale vaga e nebulosa che ti porta ad organizzare tutto in maniera estemporanea, ad hoc.

Confesso che mi piace: le abitudini mi danno sicurezza, mi danno certezze che rendono tutto più sereno.

E poi, qui a Catania, oltre alla regolarità delle abitudini c'è anche un'intera gamma di sentimenti che mi accompagna per tutto il giorno.

E questo è incredibilmente bello.

sabato 22 novembre 2008

Sguardi aerei.

Con una serenità quasi compassata ho passato la giornata tra treno, aereo e macchina per arrivare nella piovosa Sicilia dalla gelata Cambridge.L'eccitazione tipica del viaggio si sente ormai meno e piccoli accorgimenti aiutano a rendere la giornata di viaggio meno pesante e più serena.

Minuscole gocce di esperienza si accumulano.

Però quando l'aereo si è avvicinato a Catania e ho in un attimo riconosciuto la via Etnea illuminata a giorno, i quartieri della città, la costa verso Acireale, ecco in quel momento tutta l'enormità dei momenti stupendi passati a Catania si è subita resa palese.

Quante cose che ho disseminato per questa città, quanti piccoli dettagli che scatenano viaggi nella memoria degni del miglior Proust.

E adesso, eccomi a casa: è così bello sapere che ovunque vai, ovunque ti trovi, esiste sempre e comunque un posto dove puoi sentirti a casa.

E io ne ho persino più di uno.

Avanti e indietro.

Non ho avuto nemmeno il tempo di abituarmi alla serena e calmissima vita qui a Cambridge, che si deve già tornare in Italia. Questioni noiose con l'università italiana, di cui avrei volentieri fatto a meno, ma che è meglio sistemare adesso per non avere più alcuna noia in futuro.

E dire che avevo iniziato a lavorare alacremente, in questa cittadina che ti spinge alla vita monastica, al solito itinerario casa-laboratorio-sainsbury/pub-casa: iniziavo ad apprezzare le passeggiate solitarie in bici e già odiavo il cielo costantemente nuvoloso e la latitudine elevata che regala lunghi pomeriggi bui.

Ma, d'altra parte, torno con piacere in Italia, chè così tante persone simpatiche e divertenti mi aspettano: spero di conciliare il lavoro da smaltire con la voglia di vivere un po', le opportunità di divertimento con i piccoli impegni quotidiani. E sono quasi sicuro che non ci saranno problemi, perchè tutto può risolversi con un'adeguata organizzazione.

E, davvero, cinque anni fa non l'avrei mai immaginato un futuro così caotico, pieno di incertezze e di dubbi.

Ma bello, vero, solido e vivace. E con tanto amore dentro.

See you later.

lunedì 17 novembre 2008

Vagavo per i campi del Cambridgeshire: come vi ero arrivato, chissà.

Giornate passate in solitaria, e tanta musica da ascoltare per sentirsi meno soli: così il tempo scorre lentamente per me qui a Cambridge, tra tanto lavoro e tanto tempo per pensare, per inseguire chimere e riflettere quando il sonno tarda ad arrivare.

Lentamente, ma da buon osservatore, cerco di farmi un'idea di questa nazione, di questa cittadina e di quest'intera esperienza: piccoli dettagli come la qualità elevata dei quotiani e l'infimo biascicare dei tabloid, i continui atti gentili fatti da perfetti sconosciuti e i programmi radiofonici che aiutano a imparare meglio come capire l'accento posh di Cambridge.

E anche le medicine comprate per pochi centesimi al Sainsbury's, per tamponare un fastidioso e potente raffreddore britannico, oppure i cocktail a base di paracetamolo-caffeina-aspirina da ingollare al mattino per andare al lavoro a tutti i costi...

Lentamente, ma costantemente, nuovi particolari si dispiegano dinanzi a me e questa vita qui nella umida Albione inizia a prendere forma.

Ma, tutto ad un tratto, ecco che si torna a casa: per motivi disparati, ma si torna in Sicilia. E se da un lato è bellissimo rivedere chi è rimasto ad aspettarmi, dall'altro penso che magari sarebbe bello tornare presto.

E magari non da solo.

mercoledì 5 novembre 2008

The Bonfire.

Sono giorni silenziosi e di riflessione, giorni in cui l'autunno ormai si impadronisce di ogni cosa e il lieve tappeto di foglie dorate cadute dagli alberi è ormai diventato una sanguinolenta poltiglia inzuppata dalla pioggia.

Giorni di osservazione, in cui immergersi in una cultura straniera per cercare almeno di comprenderne le basi, riferimenti sociali che sembrano estranei ma che costituiscono l'essenza stessa dell'essere britannico.

E' una nazione che si svela lentamente, rinchiusa in una strenua difesa del privato e in una riservatezza davvero fuori dal comune per un italiano.

Stasera ho assisito con piacere alla Guy Fawkes Night: qui a Cambridge è un'occasione per tenere una colorata e luminosa fiera di provincia, con annesso luna park, giostre e furgoncini per hot dog e panini.

Ma è anche la sera dei fuochi d'artificio, lunghissimi: con il naso all'insù per 15 minuti, a guardare giochi nel cielo che sembrano così simili a quelli di casa mia.

E alla fine, l'enorme e magico Bonfire: un gioioso e fantastico rogo che, sebbene ben costretto dagli imponenti cordoni di sicurezza tipici del luogo, riesce a rivelare un'imponente magia, una fiamma robusta e alta.

E' sempre così bello guardare il fuoco: sembra quasi che, per un istante, le decine di migliaia di persone convenute spariscano e tutto si riduca ad un faccia a faccia con le sue fiamme.

giovedì 30 ottobre 2008

Microsoft, Cambridge.


Foto: Aquillo

Oggi è stata una giornata davvero pienissima al Computer Lab, con tante cose da fare e tanta gente nuova da incontrare: i vari progetti stanno ingranando e c'è tanta voglia di far bene il proprio lavoro.

Ma oggi ho avuto anche l'occasione per andare a visitare l'edificio che ospita il centro di ricerca Microsoft qui a Cambridge, difatti l'edificio accanto al nostro.

E' stato parecchio divertente e interessante vedere le postazioni Xbox pronte all'uso nei corridoi, la cucina di design in cui vengono studiate le nuove tecnologie, gli spazi comuni in cui c'è tutto a dispozione per lo svago e per mangiare insieme. Un ambiente di lavoro parecchio interessante.

Ma più in generale, è davvero un bell'ambiente anche il Computer Lab: gli stimoli sono sempre efficaci e costanti, i progetti su cui si lavora sono all'avanguardi a e si ha la sensazione di essere continuamente in quel sottile limite tra ciò che c'è già e il futuro.

E difatti, lavorare nella ricerca è un po' come guardare nel futuro, solamente che puoi anche sporcarti le mani e provare e modellare qualcosa.

lunedì 27 ottobre 2008

London, Muswell Hill.


Foto: curreyuk

Sfruttando l'occasione fornita da una rimpatriata con gli amici, per la maggior parte italiani, di UCL, sono stato proprio ieri sera a Londra per una pizza in compagnia in quel di Muswell Hill, quartiere residenziale a nord della città.

E, non di meno, sono tornato a Londra dopo più di un anno.

Devo confessare che l'atmosfera di Cambridge, l'amorosa quiete e la pace che regna qui in ogni luogo mi hanno fatto sentire un po' provinciale nella grande metropoli: appena giunto a King's Cross la marea delle persone mi ha preso alla sprovvista e mi ha ricordato quanto possa essere unica Londra.

Poi, salito sul solito bus a due piani, i quartieri che veloci scorrevano dinanzi ai miei occhi, l'intreccio multirazziale della gente, la dinamicità delle persone mi hanno catturato completamente. E mi hanno fatto riflettere sulla grande differenza esistente tra l'elitaria Cambridge e il melting pot londinese.

Certo, avrei comunque evitato con piacere il guasto al treno delle 00:07 per Cambridge, che ci ha tenuto bloccati a lungo in quel di Watton-at-Stone e che mi ha fatto arrivare a casa solamente a notte ormai inoltrata.

Però ho visto i compassati inglesi reagire allo stop prolungato in maniera piuttosto originale: una gentile e delicata telefonata al servizio lamentele della National Rail.

Eheh.

sabato 25 ottobre 2008

Festival of Ideas.

Settimana di lavoro qui a Cambridge, il Computer Lab ferve sempre di eventi, impegni e seminari: il lavoro non è eccessivo ma comunque nel weekend si ferma un po' tutto e con indolente pigrizia ci si abbandona al tempo libero.


La cittadina si trasforma nel weekend: gente d'ogni età va in giro per le strade e nei parchi, spingendosi fuori città nel verde della campagna inglese, approfittando dei numerosissimi sentieri e delle piste ciclabili ben segnalate e ottimamente tenute. E così anche io, sfidando il freddo mattutino, ho scelto di fare un lungo giro in bici fino fuori città, seguendo il molle e lento fiume Cam nelle sue anse e attraversandone qualche ponte.

E anche perdere per un attimo l'orientamento può regalare qualche bella esperienza, chiedendo ad un distinto e gentilissimo signore un'indicazione e restando stupiti per la sua evidente e genuina voglia di aiutare. 

Davvero encomiabile, quasi non sembrava fosse un freddo inglese.

Ma vivere in questa piccola città, in questo microcosmo sociale che di sicuro è molto più elitario del resto del Regno Unito, è davvero bello: la qualità della vita è smisuratamente elevata, le fonti di stress ridotte al minimo, il contatto con la natura costante e duraturo, l'educazione degli abitanti eccezionale.

Ma ciò che colpisce più di ogni altra cosa è il fervido clima intellettuale che si gode: centinaia di eventi, conferenze, concerti, spettacoli, conversazioni sempre brillanti con gente molto interessante ed erudita ma allo stesso tempo affabile e per nulla schiva, opportunità innumerevoli per scatenare dibattiti e domande argute e mai capziose.

Proprio stasera ho assistito con enorme interesse ad un seminario su FaceBook e i social networks, organizzato dal Dipartimento di Antropologia Sociale dell'università nell'ambito del Festival of Ideas, che prevede moltissimi eventi del genere in questi giorni. Si è trattato di un interessante scambio di punti di vista sull'argomento, con un sociologo, una giornalista, una psicologa infantile e un professore di informatica: punti chiave del dibattito sono stati come questi mezzi cambiano la nostra vita e come le nuove generazioni riescono a adoperarli con così grande efficienza. Ed è solo un esempio per trasmettere la bellissima sensazione che si ha vivendo e lavorando qui.

Certo, a parte il clima un po' rigido. è davvero un posto fantastico. 

Adesso restano solo da sistemare degli importantissimi dettagli.

sabato 18 ottobre 2008

God bless RyanAir.

E' stata una settimana bellissima quella appena finita, passata nuovamente in quel di Catania: ho festeggiato una laurea e ne ho visto un'altra e devo dire che ero già sicurissimo del successo di entrambi i laureati...!

Ad ogni modo, è stato davvero strano tornare nella città che per tanti anni è stata la mia dimora e che ancora rimane uno dei posti in cui vado più spesso: sempre caotica, ancora più disorganizzata, rimane in cima ai miei pensieri eminentemente per tutte le persone che ci vivono e che hanno accompagnato il mio cammino universitario.

E' stata anche la prima esperienza da "pendolare aereo", perchè non avevo mai preso un volo con soltanto una semplice valigetta e devo dire che si tratta davvero di una cosa molto comoda: si evita del tutto la seccatura del bagaglio da imbarcare e si perde pochissimo tempo all'aeroporto.

Ma tutto questo è stato possibile solo grazie a RyanAir, la famosissima compagnia low-cost che ha come base operativa proprio l'aeroporto di Stansted, vicinissimo a Cambridge, e che mi ha portato fino a Palermo.

Il prezzo dei biglietti è davvero bassissimo e agevola soprattutto chi viaggia leggero, visto che ogni cosa è praticamente a pagamento, dal check-in in aeroporto all'imbarco del bagaglio fino alle bevande e agli snack a bordo. Ma prenotando con buon anticipo e scegliendo voli non molto richiesti si spende davvero pochissimo: inoltre il check-in online consente di risparmiare sia tempo al terminal che soldi. E la pubblicità che si sente continuamente nella radio di bordo durante il volo fa capire anche da dove vengano i profitti della compagnia, così come l'immagine seguente, tratta da un interessante articolo di Wired che analizza meglio il fenomeno.


In ogni caso, piuttosto disagevole è stato spostarsi in Sicilia verso l'aeroporto di Palermo, con un lunghissimo viaggio in autobus che sembrava non finire mai. Invece qui in Inghilterra l'ottima National Express con le sue corse frequenti tra Stansted e Cambridge mi ha portato celermente a destinazione.

E così la RyanAir rende un po' meno forte la nostalgia di casa, con la sua capacità di collegare il mondo e, soprattutto, le persone.

Una mission lodevole, senza dubbio.

lunedì 13 ottobre 2008

Nozze di ferro.

Tornare a casa ed essere un po' sfaccendati significa anche avere un po' di tempo da passare con il parentado, che brama sempre di vedere "il ragazzo", nonostante io abbia ormai passato i venti anni da un pezzo.

E così ho colto l'occasione per andare a visitare due miei prozii che qualche giorno fa hanno festeggiato il 70esimo anniversario di nozze.

Nozze di ferro, le chiamano.

Era il lontano e sbiadito 1938 e loro due, giovani e speranzosi, coronovano un semplice sogno d'amore. Gli anni portano guerre, ricostruzioni, crisi, figli, nipoti, malattie, anzianità: ma si tratta sempre di 70 anni passati insieme, affrontando problemi grandi e piccoli e condividendo ogni cosa, ogni pensiero, ogni gesto.

Mi ha colpito il tenero affetto che li lega ancora, la sensazione di conoscere l'altro a memoria, di averne già visto e rivisto ogni sguardo, ogni parola ormai mandata a memoria dei mille racconti che una persona anziana può riservare.

E mi chiedo dove si annidi questo segreto, questa capacità di rimanersi accanto nonostante tutto e di aggrapparsi ad un'altra persona pervicacemente e tenacemente, superando ogni ostacolo sempre con infinita fiducia nell'altro.

Perchè è proprio quello che cerco, anche dentro me stesso.

sabato 11 ottobre 2008

Equilibrio cercasi

Dopo un sereno e lineare viaggio iniziato nel cuore della notte, sono arrivato in Italia: il volo delle 6 mi ha permesso di riposare sia andando verso l'aeroporto che sull'aereo, difatti il rombo incessante dei rumori non ha potuto contrastare lo stato di catalessi dovuto alle misere tre ore di sonno che avevo accumulato.

E così, eccomi di nuovo a casa: ma stavolta c'è una sensazione nuova, ed è come se per la prima volta sia in vacanza dentro la mia casa.

Forse è dovuto al fatto che ho lasciato tutte le mie cose a Cambridge, forse al fatto che mentre lì mi tengo occupato con il lavoro qui invece il ritmo diventa blando, lento e docile. In ogni caso, la mente vive questa nuovissima sensazione e la trovo vertiginosa in maniera eccitante, quasi vitalmente necessaria.

Ma in tutto questo, mi sento colpevolmente diviso a metà, come una molecola scissa nei suoi componenti elementari.

In questi giorni occorre cercare equilibrio, e trovarlo alla svelta.

venerdì 10 ottobre 2008

Pendolo.

Come qualcuno ha proposto, è giusto raccontare qualcosa dei miei giorni qui a Cambridge.

La tranquillità del luogo ispira comunque una vita semplice e regolare: ogni mattina vado al lavoro con la mia ottima bicicletta di seconda mano (ma questa è un'altra storia), e in circa 5 minuti sono già sul posto.

I colleghi sono per metà facce già conosciute dall'estate scorsa e per metà facce nuove, ma mi trovo piuttosto bene: l'ambiente del Computer Lab è molto stimolante e informale, con molte persone con cui parlare e discutere.

Cambridge è molto piccola, quindi la dimensione umana del luogo incoraggia molto le passeggiate e le uscite con gli amici a piedi: è molto piacevole girovagare per le stradine un po' buie della città, discutendo amabilmente anche di argomenti piuttosto seri.

Difatti si parla spesso di futuro, prospettive, scelte e decisioni: la vita di chi sceglie di andare all'estero è sempre carica di una quantità indefinita di dubbi, domande ipotetiche, rimpianti e rimorsi. E lo vedo continuamente, negli occhi e nelle parole di chi lontano da casa c'è da parecchio tempo.

E mi ritrovo così a dover gestire situazioni piuttosto complesse, sicuramente difficili e cariche di insidie. E spesso la tentazione è quella di chiudersi in se stessi per far sparire il fastidioso senso di inadeguatezza che alberga nel petto. Ma forse è meglio fare un grosso respiro, buttare l'aria fuori e cercare, come sempre, di impegnarsi per il meglio.

E adesso, nel cuore della notte riparto per l'Italia.

Solo qualche giorno, ma voglio andare.

mercoledì 8 ottobre 2008

King's College

Questa mia foto del King's College di Cambridge, che però risale all'estate scorsa, è stata scelta per l'inclusione nella nuova Schmap Cambridge Guide.

E così torna la voglia di bighellonare per la città con la macchina fotografica in mano.

lunedì 6 ottobre 2008

Freshers week!

Non so perchè, ma da quando sono qui a Cambridge non ho scritto moltissimo. E dire che ci sarebbero tante cose da raccontare, a partire dal Westminster College che mi ospita fino alle gelide scorribande in bicicletta di questa settimana sottozero.

Ma forse è giusto parlare dell'ambiente universitario che monopolizza ogni aspetto della vita cittadina.

Qui a Cambridge è appena iniziato l'anno accademico con il Michaelmas Term, desueto termine che indica appunto il quadrimestre autunnale, ed è già tutto un fiorire di feste, occasioni formali e impegni per l'aspirante "fresher", ovvero per la matricola. Si tratta della Freshers Week, ovvero una settimana in cui si vive un carnevale inebriante fatto di incontri, feste e nuove amicizie.

In città si respira un'atmosfera elettrizzante e in ogni angolo si intravedono studenti spaesati alle prese con la spesa quotidiana oppure vestiti di tutto punto con l'opportuno smoking di circostanza per una formal dinner al college d'appartenenza.

Cambridge è una cittadina che ti accoglie in maniera totale, ti coinvolge e ti fa sentire parte di un'unica, grande comunità: l'amore per la scienza, per il sapere e la conoscenza riempie tutto il luogo e la maniera in cui le matricole vengono coccolate con occasioni di incontro, meeting e feste è davvero encomiabile.

Particolarmente interessante sembra essere il Pub Crawl di mercoledì prossimo: decine di studenti che vagabondano di pub in pub finchè riescono a reggersi in piedi.

E dire che ero venuto ad imparare nuove cose...

mercoledì 1 ottobre 2008

Focolare domestico.

Un viaggio interminabile, complice anche la lontananza dell'areoporto di Gatwick dalla città di Cambridge, mi ha tenuto in movimento per circa 7 ore: ma alla fine, comodamente seduto su un bus della National Express sono arrivato a destinazione.

Il freddo pungente e la tipica umidità inglese mi hanno accolto, come sempre: ormai ho un lieve brivido di sicurezza quando respiro quest'aria così sottilmente pungente, così bagnata e verde di erba. Sembra strano, ma molto lentamente questa nazione e le sue caratteristiche mi stanno diventando comuni, casalinghe.

A sorpresa, vengo accolto con una cena tra amici, ma la stanchezza è tanta e altrettante le cose da fare, così nelle ultime 24 non ho fatto altro che dormire e tentare di lavorare: i primi giorni sono sempre pesanti, occorre stabilizzarsi e organizzare tutto quanto e c'è sempre qualcosa che manca o che si è dimenticato di prendere...

E nel frattempo il pensiero vola velocissimo e crudele alle abitudini di un'altra terra, alle giornate tiepidissime e dolci che sono volate in compagnia: e il freddo che stuzzica, specialmente di notte, non fa altro che aumentare i pensieri e la nostalgia.

In ogni caso, sebbene non in questa misura così ingente, era tutto previsto: si tira su col naso e si va avanti, perchè presa una strada non si torna indietro.

Ma al prossimo bivio, magari, si sceglie più oculatamente.

E nel frattempo, mi scaldo con negligenza ad un focolare che purtroppo di domestico non ha proprio nulla. Almeno per ora.

martedì 30 settembre 2008

Distanze.

Ci sono degli attimi che nella vita sembrano contare particolarmente tanto, spesso perchè avvertiti come punti focali di un percorso a tappe. E di certo ne rappresentano un po' l'estrema divisione in segmenti, con il loro carico di arbitraria scelta che sfrangia l'albero delle possibilità.

E così, in questo momento così gravido di conseguenze, avverto con lucido livore lo scarto temporale che la vita compie, la tettonica personale che scuote le fondamenta e distrugge e crea, trasformando ciò che è stato in ciò che sarà.

Un inizio, e speriamo che sia di quelli migliori. Ne abbiamo proprio bisogno.

Ci si risente al più presto, a migliaia di kilometri da qui.

martedì 23 settembre 2008

Strani giorni.

No, non sono completamente sparito.

Semplicemente ogni volta che devo scrivere qualche cosa è così minima e ridicola che preferisco usare Twitter.

E poi, si tratta di un periodo delicato e molto, molto teso: un mese di transizione in cui si chiude la mia quinquennale esperienza di studente a Catania, con tutto ciò che questa città si porta con sè.

Un bel cambiamento, insomma.

Perchè mi sposto a Cambridge, a cercare fortuna in una terra che dovrebbe rivelarsi meno oscura e intricata di questa.

E quindi sono proprio strani giorni, in bilico tra la vertigine del cambiamento e e la tristezza della nostalgia.

sabato 13 settembre 2008

Forza d'animo.

Non tutte le persone riescono a reagire con solidità agli inconvenienti che la vita, da beffarda burlona, si diverte a scagliarci contro. 


Da parte mia, posso dire di aver sviluppato (o ereditato, questo ancora non l'ho compreso pienamente) un saldo ottimismo, che mi consente di adoperarmi con tutti i mezzi a mia disposizione per raggiungere gli obiettivi che mi pongo.

Ma quando la dose di ottimismo non basta più, specialmente perchè magari è da dividere tra più persone, quando non faccio che domandarmi perchè il resto del mondo ha smesso di essere razionale e precipita in una spirale di autocommiserazione e autodistruzione, quando avrei voglia di tagliare ogni mezzo di comunicazione e rinchiudermi in una stanza da solo con un libro, ecco si tratta di quei momenti in cui mi dico che forse, in fin dei conti, occorre moltiplicare l'ottimismo e distribuirlo a chi ne ha bisogno.

Forse l'amore è un po' anche questo: accrescere le proprie qualità regalandole all'altro, magari diluendo i propri difetti tra i sorrisi.

Speriamo bene, chè sono fiducioso.

lunedì 8 settembre 2008

Meglio di Lost.

Settembre: il palinsesto televisivo presenta le succulente novità di stagione, ma soprattutto ritorna una trasmissione a me graditissima.


Da stasera, ogni lunedì su RaiTre: meglio di un film horror, più angosciante di una fiction televisiva, più avvincente di qualunque creatività hollywoodiana... 

lunedì 1 settembre 2008

Variabile non definita.

Una piacevola chiacchierata a cena scatena la riflessione che la mia settimana
esplorativa a Cambridge è ormai finita: il lavoro è stato parecchio e, come
sempre in questi casi, sarebbero serviti dei giorni in più per concludere in
maniera soddisfacente quanto iniziato.

Il pensiero di tornare a casa mi risuona in mente, ma ancora più profonda è la
riflessione sul concetto stesso di "casa". Per la prima volta nella mia vita
questa parola non ha un significato ben preciso: la fine della vita
universitaria, la laurea, la necessità di andare via, la scelta di un cammino da
intraprendere, tutti fattori che concorrono a mescolare le carte e rendono i
prossimi mesi incerti, sconosciuti.

E' una variabile non definita, un evento che in informatica può costare molto caro e a volte far interrompere un intero programma. Ma allo stesso modo è uno degli strumenti più potenti per aggiungere versatilità ai propri programmi, permettendo di reagire in maniera opportuna alle variazioni dell'ambiente operativo.

Si tratta quasi di una vertigine, una smisurata altezza proprio dinanzi ai miei piedi: una
sensazione inebriante ma al contempo piuttosto destabilizzante. Di sicuro è un
periodo difficile da gestire, sia interiormente che con gli altri, e le prime
avvisaglie sono parecchio complicate da sostenere.

A volte mi viene davvero la voglia di smettere di lottare, di andare avanti con
velocità e forza, di inseguire un sogno dietro l'altro. Ma è solo un attimo,
perchè le energie non mancano, la pazienza è tanta e piano piano, anche di
fronte a chi forse non riesce a credere che sia possibile, si riesce ad ottenere
un successo dietro l'altro.

In ogni caso, è un periodo delicato e cruciale: ma questo non deve diventare nè
un mantra da ripetere per ottenere sicurezza, nè una scusa dietro cui
nascondersi.

Poi però c'è una sera come questa, acuita dalla pioggia scrosciante sulle
finestre e dalla distanza più emotiva che fisica, e davvero si trema sin dalle
fondamenta. Le scelte più facili sembrano le più difficili, le incomprensioni si
moltiplicano e i sacrifici fatti hanno un sapore più amaro.

Stringo i denti, passerà...o no?

domenica 31 agosto 2008

The Orchard, e altre amenità.

Dopo una settimana di duro lavoro al Computer Lab, è finalmente weekend: grazie
al tempo che si è dimostrato clemente per l'intera settimana, evento abbastanza
inusuale per l'estate inglese, è possibile fare un bel giro in bici nei dintorni
di Cambridge.

L'intera contea è ricchissima di piste ciclabili: percorsi immersi nella natura,
lungo il fiume Cam e presso prati e boschetti di bellezza davvero incantata.

Dopo un'adeguata colazione ci dirigiamo a sud dell'abitato, in direzione del
minuscolo villaggio di Grantchester. Il percorso che seguiamo costeggia il fiume
Cam, che qui si perde in acquitrini e paludi per nulla insalubri, ricche di
vegetazione rigogliosa ma non eccessiva.

Il cielo è fortunatamente nuvoloso, poichè il sole renderebbe la passeggiata un
po' meno agevole: arriviamo quindi a Grantchester e qui decidiamo di visitare
The Orchard, l'ameno giardino da the in cui Virginia Woolf e il circolo dei
Neo-Pagani amavano riposarsi durante i loro anni passati a Cambridge, nuotando
spesso nudi nel vicino fiume scandalizzando gli abitanti di allora.

Il giardino è davvero delizioso, raccolto interamente attorno ad un piccolo
padiglione in legno che serve spuntini sfiziosi e golosissimi vassoi di dolci,
da mangiare rigorosamente nei tavolini allestiti in mezzo agli alberi da frutto.
In questa meravigliosa cornice pasteggiamo con soddisfazione e riusciamo persino
a sonnecchiare all'ombra, in contatto quasi totale con la Natura. Si tratta
proprio di un posto meraviglioso, in cui il tempo sembra essersi fermato.

Dopo questa prima tappa proseguiamo il nostro itinerario verso sud e ci
dirigiamo verso il sobborgo di Trumpington, alla ricerca di un sito noto per le
sue sorgenti di acqua detto, appunto, Nine Wells. Durante il percorso scopriamo,
del tutto inaspettatamente e quindi con gradevole sorpresa, una deviazione
all'interno di un boschetto: quasi provetti mountain-bikers ci addentriamo tra i
fitti alberi e raggiungiamo lo stagno dove Lord Byron soleva nuotare,
probabilmente anche lui nudo. Lo scenario, è utile sottolinearlo, sembra quello
delle fiabe dei fratelli Grimm: la luce filtra rada tra gli alberi e nodosi
sentieri si avvolgono tra i tronchi, in una penombra quasi inquietante.

La ricerca del percorso verso le sorgenti è un po' burrascosa, a causa dei
lavori ad una strada, e riusciamo a perdere una buona ora tra deviazioni,
tentativi a vuoto e prove. Finalmente raggiungiamo il sito e anche qui occorre
seguire un bel percorso, piuttosto impervio, tra le pozze di acqua cristallina.

Il sole sta già arrivando all'orizzonte ed è tempo di rincasare: il viaggio di
ritorno è un po' lungo, ma arriviamo a casa con un grande sorriso. Non mi ero
mai divertito così tanto in bici, probabilmente grazie agli splendidi percorsi
ciclabili presenti da queste parti.

E, non è strano dirlo, per la natura totalmente pianeggiante della contea: le
mie doti da ciclista non sono poi così buone...!

giovedì 28 agosto 2008

Volare dal ridere.

Grazie ad Lupo Ululi, da oggi le istruzioni delle hostess saranno esilaranti: questo fantastico corso per interpretare i fogli illustrativi delle istruzioni mi sta facendo ridere da parecchi minuti!




[via inkiostro]

mercoledì 27 agosto 2008

Il giovane Tommy.

A Cambridge si gira in bicicletta, sia perchè la cittadina è piccola sia per l'evidente natura pianeggiante del terreno. Quindi acquistare una bici e inforcarla immediatamente non dovrebbe essere difficile. O forse no.

Noi siamo in due e ci hanno già prestato una bici, ma ovviamente ne serve un'altra. Stamattina quindi si esce per acquistare un'altra bici, preferibilmente con cambio Shimano, di buona qualità e di prezzo inferiore alle 100 sterline.

Il negozio sotto casa, piccolo e ben fornito, sembra proprio perfetto: già ieri c'era una succulenta offerta su una bici molto buona, prezzo originale 169 e adesso soltanto 99 sterline. Chiediamo quindi al negoziante, cercando di restare sul vago, se ha qualcosa di buono da portare via con cento sterline. Lui nicchia e ci confessa che per quel prezzo, non c'è nulla.

E iniziamo così con la prima sorpresa: a causa di un'errata lettura del cartellino, abbiamo interpretato malissimo il vero prezzo, che è di 169 VIRGOLA 99. Mestizia.

Con la nostra unica bici da spingere a mano, ci dirigiamo verso la prossima tappa: Halfords, un grande centro commerciale in centro specializzato in biciclette e prodotti affini. Soltanto 10 minuti a piedi e arriviamo di fronte...per vedere che proprio oggi il negozio chiude e si trasferisce in una nuova sede. Che, nemmeno a dirlo, si trova nella zona industriale della città, quindi a circa 40 minuti a piedi dal centro. Mestizia ulteriore.

La missione deve ormai essere compiuta a tutti i costi, quindi ci sobbarchiamo la camminata, arrivando alla nuova e scintillante sede Halfords. Qui troviamo ottime bici a prezzi buoni, così ne scegliamo una che ha il prezzo scontato da 120 a 80 sterline e ci rivolgiamo al giovane commesso Tommy per acquistarla e portarcela via, pronta per la strada. Ma il giovane Tommy ci disillude, perchè ci confessa che le bici sono da assemblare e la nostra sarà pronta nel weekend. Mestizia incredibile.

Qualunque inglese si sarebbe rassegnato e avrebbe desistito, ma un buon italiano sa che nulla è impossibile, basta conoscere le persone giuste e oliare certi meccanismi sociali. Dopo aver scartato l'idea di pagare una tangente al giovane Tommy, ci rivolgiamo quindi al capo del reparto, che ci dice che la bici possiamo ottenerla subito a patto che la montiamo da soli. Per nulla domi e molto incoscienti, accettiamo la proposta, sicuri che, in un modo o nell'altro, finiremo per montare quella bici. Ma, ed è questo il momento più bello della giornata, non appena il giovane Tommy ritorna con la nostra bici ci confessa che, in fin dei conti, visto che deve già montarne una simile, può montare la bici per noi.

Grazie, giovane Tommy.

Abbiamo finalmente la nostra bici.

martedì 26 agosto 2008

Il relax.

Cambridge è una città in cui tutti, bene o male, amano il relax.

A dire il vero questo è stato per me il primo giorno di rientro al lavoro dopo le mie lunghe vacanze, e rientrare direttamente in questo ambiente non è stato così semplice. Ma è stato parecchio piacevole incontrare vecchi compagni di lavoro passati da UCL direttamente qui a Cambridge, è stato bello vedere come quest'anno passato li ha cambiati, più o meno bene.

Allo stesso tempo, mi convinco sempre di più che Cambridge è una cittadina davvero molto, troppo calma: sarà forse perchè i negozi chiudono già alle 17, o forse per l'aspetto di quieto villagio di campagna, ma le strade sono spesso deserte e le persone sono silenziose presenze che si aggirando gentili attorno a me.

Però è innegabile che qui si vive proprio bene: probabilmente è la percezione della gentilezza altrui, così diffusa, così evidente, che si palesa in mille "thank you" and "please" che ti vengono rivolti persino quando ti sposti per far passare una delle migliaia di biciclette.

A proposito: ho una bici, in prestito, per questa settimana.

lunedì 25 agosto 2008

Bank Holiday.

Seduto nella mia umile camera da letto, in una casa bellina al centro di Cambridge, cerco di mettere ordine negli eventi di questa lunghissima giornata, iniziata quando il sole non era nemmeno sorto nel cielo e gli occhi erano impastati di sonno in maniera inequivocabile!

Tornare in Inghilterra dopo meno di un anno è stato davvero interessante. Atterrare e sentire subito quel clima a metà tra il sereno e il piovoso, il fresco odore dell'aria, la gentilezza diffusa all'aeroporto: tutto come ricordavo, e le sensazioni assomigliano più ad un deja-vù che a una nuova esperienza.

E' incredibile constatare come niente sembra essere cambiato: sembra di essere appena stati in Tottenham Court Road, di essere usciti da un pub ancora un po' brilli, in attesa della consueta visita da Sainsbury's per la spesa quotidiana.

Ma invece stavolta Londra è solo di passaggio, perchè la destinazione finale è un'altra, del tutto diversa: si va a Cambridge, diametralmente opposta alla grande metropoli.

Tanto Londra è governata dalla confusione e dalla fusione degli stili e delle opportunità, allo stesso modo la piccola Cambridge riluce di ordine, silenzio e uniforme, altera medievale eleganza.

Ciò che colpisce più di tutto è il silenzio, il vuoto: forse a causa del Bank Holiday, nessuno si aggira per le strade, tutti i locali e i negozi sono chiusi o stanno per farlo, nessun rumore si ode tra i parchi e tra i vicoli. La sensazione è di pace, ed è notevole: adesso, poco prima di andare a letto, l'unico rumore percepibile è quello delle mani sulla tastiera.

E così, si inizia una nuova avventura. Anche questa, come sempre, ricca di sacrifici e, speriamo, di soddisfazioni.

E chi lo sa se è quella giusta.

domenica 24 agosto 2008

Have fun.

Il tuo prossimo compito è rendere più divertente il tuo lavoro, o qualunque cosa consideri un lavoro. Non sarà difficile perché negli ultimi tempi stai giocando più del solito. Hai lo slancio creativo giusto per reinventare il tuo modo di affrontare quelle attività che ti spingono a superare i tuoi limiti e che mettono alla prova la tua determinazione. Per avere risultati migliori, ricorda che potresti anche non sentirti insofferente e annoiato in quei posti dove hai sempre pensato che ti saresti sentito insofferente e annoiato.

Mi sembra evidente che il buon Brezsny incoraggi la trasferta nel Cambridgeshire... e speriamo davvero di riuscire a reinventarsi. Sempre.

Si ricomincia - Let's start again


Foto: Lebeus

Estate grandiosa, sotto tutti i punti di vista, quella appena passata: piccole e grandi conquiste, una laurea in più sul groppone, rapporti interpersonali migliorati e tanti viaggi, insieme a lei finalmente.

Ma non si può mai abbassare la guardia: mentre ci si riposa, il resto del mondo corre a velocità elevatissima e quindi non si può restare con le mani in mano.

Specialmente adesso che divento artefice del mio futuro e mi ritrovo, con tutta l'ebbrezza che ne deriva, sul mercato del lavoro.

E così, domattina si decolla per Cambridge: sarà soltato una settimana esplorativa, ma spero davvero di seminare bene e raccogliere in futuro.

Il Computer Lab sembra davvero un bel posto dove lavorare...

E, dopo un anno, si ritorna tra i gelidi britannici.

Chi l'avrebbe mai detto.

mercoledì 20 agosto 2008

La mia settimana parigina!

Attenzione, si tratta di un post molto lungo!!

Questa estate è stata segnata dalle celebrazioni post-laurea, ma è stata soprattutto un periodo vacanziero come da tempo non ne avevo.

Grazie ad un'oculata prenotazione effettuata ben 6 mesi prima è stato possibile ottenere un volo diretto a prezzi piuttosto bassi, ed è stato sufficiente abbinare un hotel dignitoso e a prezzo contenuto per avere una meravigliosa settimana parigina!

E così, insieme ad AlmostViola, si parte...

Jour 1.
Siamo un nutrito gruppo di quasi ex-universitari, alle prese probabilmente con la prima vacanza da laureati o con l'ultima da studenti. Da sempre alfieri del turismo fai da te, riusciamo a coordinare le varie opzioni che ci consentiranno di girovagare per Parigi e le sue attrazioni riducendo al minimo i costi.

L'arrivo è davvero straniante, visto che passiamo qualche ora all'aereoporto cercando di ottenere la mitica Carte Orange, trasporti per una settimana in tutta Parigi a soli 33 euro, e la scandalosamente conveniente Paris Museum Pass, che regala parecchi musei per 4 giorni a soli 45 euro. Entrambe le opzioni sono davvero consigliatissime, Parigi diventa molto più gradevole senza l'assillo dei prezzi e senza le code alle biglietterie dei musei...!

Il primo giorno a Parigi finisce così, senza riuscire ad andare sotto la Tour Eiffel a causa di lavori sul Metro. Inconveniente che verrà recuperato nell'ultimo giorno, e con grande stupore per lo spettacolo notturno della torre illuminata...

Per un curioso e bieco gioco di coincidenze, al fine di sfruttare al meglio le carte trasporti e musei è meglio andare nei primi due giorni sia a Disneyland che a Versailles, quindi decidiamo di visitare il centro della città solamente dopo questi due appuntamenti.

Jour 2.
Nemmeno il tempo di recuperare le forze dormendo ed è subito Disneyland Paris: tempio consumistico dell'edonismo occidentale, regno incontrastato dei bambini e costosissimo parco giochi.
Una giornata molto bella e molto calda, all'insegna del divertimento tra le mille attrazioni presenti, correndo da una parte all'altra del parco per cercare di vedere quanto più possibile.
Ma è impressionante il dispiegamento di mezzi e di denaro per ricreare interi mondi, meravigliose alcune attrazioni, ma personalmente ritengo il prezzo piuttosto alto e probabilmente cercherò di non ritornarci, anche se sicuramente qualcuno non sarà d'accordo con questa mia affermazione...

Un'intera giornata vola via, ma non perdiamo l'occasione per una capatina sulla Senna sul romanticissimo Point Neuf, il ponte più vecchio della città nonostante il nome. Ed è qui che iniziamo a cogliere la magia di Parigi, la sua essenza romantica e la sua bellezza trabocchevole: un tramonto lucente arrossa il fiume e la sagoma della Tour Eiffel si staglia contro il cielo di fuoco.

Ma è solo un attimo, e mentre la sera si abbassa e le luci si accendono, la torre si illumina di blu e inizia a brillare nel cielo vespertino: è un momento davvero speciale e da solo vale l'intero viaggio. E alla fine, non sarà il solo brivido che la città riuscirà a regalarci.


Jour 3.
Un nuovo giorno, sempre piuttosto caldo, ci porta a Versailles: dimora del Re Sole Luigi XIV, espressione della sua potenza e della sua ricchezza, è una reggia fastosa circondata da un imponente parco dall'atmosfera davvero settecentesca. Visitare per intero i luoghi storici è davvero improbo, ma riusciamo a sottoporci ad un massacrante tour a piedi del parco: l'esperienza è davvero molto bella, e ci consente di godere di splendidi panorami e di giardini meravigliosi, trascinandoci per qualche ora in un tempo profondamente diverso, in cui gentiluomini in parrucca popolavano questo luogo al posto degli onnipresenti inglesi con la loro crema solare.

Ma il tour giornaliero non finisce a Versailles e si ritorna in città per godere delle opere d'arte moderna dell'elegante Museo d'Orsay e dell'avveniristico e incredibile Centro Pompidou. Ospitato in una ex-stazione ferroviaria il primo, contiene capolavori dell'arte moderna della fine del XIX secolo e l'inizio del XX, e ci rapisce con la mole immensa di opere che accolgono il visitatore. Unica pecca, la chiusura piuttosto anticipata alle 18, che ci porta quindi al Centro Pompidou, che chiude in tarda serata. Qui l'architettura ardita dell'edificio richiama la non convenzionalità delle opere contenute, di cui spesso non riusciamo a comprendere il significato: foto di automutilazioni, crocifissi impacchettati e chiodi piantati nei muri, ma l'ala meno moderna ci regala Picasso, Braque e Matisse per riprenderci...

Jour 4.
Il cielo plumbeo e la pioggia ci risveglia, ma il tempo a Parigi è così variabile che decidiamo di uscire ugualmente e dirigerci verso il cuore della città, destinazione la chiesa di Notre Dame. Immortalata nello splendido romanzo di Hugo, deliziosamente medievale e misteriosa, restiamo affascinati sia dalla mole dell'edificio che dagli splendidi e cupissimi interni gotici.
Ma la parte più bella è senza dubbio la visita delle torri, da cui si gode di una splendida veduta sia della città che dei gargoyles che decorano le torri stesse.

Il tempo è ancora incerto, così decidiamo di restare in zona e visitiamo la splendida Sainte Chapelle, piccola chiesa medievale costruita dai reali di Francia per accogliere le reliquie di Gesù e decorata in maniera imponente da vetrate medievali finissime e ricchissime. Proprio accanto troviamo la Conciergerie, ex palazzo reale medievale ed ex carcere rivoluzionario, in cui ha sede un piccolo museo del Terrore che ripercorre quegli anni oscuri ma fondamentali per ogni francese.

Difatti scopriamo a poco a poco che il nazionalismo dei francisi, la loro grandeur è vera ed è presente ovunque: si appalesa nelle onnipresenti bandiere francesi, nella celebrazione dei grandi uomini, negli atteggiamenti pomposi e retorici di richiamo ad un glorioso passato... e nella soddisfazione con cui sostengono la superiorità della propria cultura gastronomica!

Jour 5.
Riflettendo ancora sulla grandeur, andiamo a visitare l'Hotel des Invalides in un plumbeo mattino: ex ospedale militare per veterani, è stato trasformato adesso in un immane mausoleo per l'uomo cui tutti i francesi, bene o male, guardano con malcelata nostalgia, ovvero Napoleone.

Un imponente complesso di palazzi con una maestosa chiesa neoclassica ci accoglie: scopriamo subito che sono presenti dei musei molto interessanti, tra tutti spiccano il Museo dell'Esercito e il Museo delle Guerre Mondiali. E così ci immergiamo tra armature e armamenti medievali e moderni, con entusiasmo quasi infantile scopriamo spade e spadini e la mia voglia di lucenti armatura si appaga, in parte. Ma è il Museo delle Guerre Mondiali che ci stupisce tantissimo, con tantissimo materiale e con tantissimi reperti e documenti. Due ore a contatto con la storia recente, con la drammatica storia di Francia e d'Europa.

E alla fine visitiamo anche la tomba di Napoleone: un mausoleo, un monumento, una celebrazione davvero smaccata. C'è da riflettere, in ogni caso, sull'epopea di quest'uomo.

Al solito un fugace pranzo al volo e ci dirigiamo verso il museo del Louvre, sfruttando l'apertura serale che ci consentirà di restare fino all'ora di cena. Anche qui, l'autocelebrazione francese si incarna in questo immane e gigantesco museo, in cui secoli di rapine francesi vengono mostrate al pubblico. Fa specie vedere capolavori italiani divelti dal loro luogo natio e portati qui, ma forse in Italia sarebbero finiti a marcire in qualche sotterraneo di qualche oscuro museo di provincia...

Jour 6.
La settimana volge ormai al termine, ma c'è ancora tantissimo da vedere. Stavolta è l'Arco di Trionfo, splendido capolinea degli Champs-Élysées. Inutile rimarcare lo spirito nazionalistico francese, che anche qui viene pomposamente celebrato: però è sempre bello salire un po' in alto e osservare Parigi, il suo profilo così docile e pur così fastoso, dai succulenti e magici dettagli. Sotto l'Arco campeggiano affiancate la bandiera europea e francese, per il semestre di presidenza europea di Sarkozy.

La mattina trascorre con una capatina al Pantheon, ove riposano i grandi uomini francesi e oscilla il bellissimo pendolo di Foucault e poi si va subito in centro: è sabato, tempo di shopping!!

Ci accolgono le immani Gallerie Lafayette, tempio dello shopping parigino: ci perdiamo immediatamente nel settore gastronomico, in cui l'opulenza culinaria francese ci frastorna con l'innumerevole schiera di prodotti, tra tutti spicca il succulente fois grais, l'ottimo confit de canard e tantissime altre bontà, oltre ai mitici formaggi. La giornata scivola via così, tra acquisti e un'ottima cena a lume di candela in un piccolo bistrot.

Jour 7.
Purtroppo la vacanza sta per finire, ma proprio alla fine le cose da vedere si moltiplicano: si inizia con il quartiere di Montmartre, arroccato sulla collina che domina parigi da nord. Un antico villaggio inglobato nel cuore della città, le stradine strette e tortuose rivelano la sua origine diversa: sembra proprio di essere in un paesino della Bretagna e la Basilica del Sacro Cuore domina l'intero quartiere.

Dopo una rilassante passeggiata in collina, si torna nel centro storico: stavolta è Rue de Rivoli ad accoglierci e tutte le piazze monumentali che sorgono sul suo percorso, tra cui la Place de la Concorde (ex Place de la Revolution in cui le teste venivano mozzate) e Place Vendôme. Ma la serata ci schiude un programma davvero speciale: ascesa della Tour Eiffel (con relativa fila all'ingresso) e tramonto da attendere sulla cima a più di 300 metri di altezza!

E così, pazientemente, ci mettiamo in fila: dopo circa 90 minuti siamo già all'ultima terrazza della torre, proprio sotto la punta, e ci accingiamo ad aspettare il tramonto...che tarda ad arrivare, a causa della differenza di latitudine con la Francia. E così dobbiamo attendere un'oretta in cima alla torre, fortunatamente al riparo dai venti che soffiano impetuosi a questa altezza dal suolo.

Nel frattempo ammiriamo Parigi come mai l'abbiamo vista, come solamente gli uccelli osano guardarla. Il panorama è davvero mozzafiato e spazia fino oltre i confini della città, che è davvero grande.

Ma il momento del tramonto schiude uno spettacolo di suprema bellezza, in cui l'intera città ai nostri piedi riluce e brilla, si schiude come un fiore e si illumina come una donna per una sera di gala.

Scendiamo dalla torre a notte fatta, e ci saluta timidamente con il suo vestito blu, le sue stelle lucenti e la sua sagoma, inconfondibile nel buio, mentre ci allontaniamo verso il Trocadero per godere appieno della sua immensa mole.

Ed è un momento davvero incredibile, in cui la pelle d'oca è immediata per la violenta bellezza dell'instante, in cui è necessario guardarsi negli occhi per rassicurarsi di essere davvero lì, di fronte a tanta emozione.

Considerazioni.
Il resto, l'ultimo giorno, il viaggio di ritorno a casa: si tratta solo della fine di una meravigliosa esperienza, che mi lascia innamorato di una città tra le più belle al mondo.

I francesi si sono rivelati, un po' come me l'aspettavo, dei gentili ipocriti. Piuttosto ben vestiti, questo occorre confessarlo. I parigini, specialmente quelli di mezz'età, hanno anche un'abitudine piuttosto smaccata a fare i complimenti alle ragazze incontrate per strada, cosa che a dire il vero non mi ha lasciato poi così entusiasta...

La cucina francese, invece, mi ha conquistato: sebbene sia davvero grassa a causa del burro onnipresente, la varietà e la qualità del cibo mi ha deliziato. Persino una frugale cena in un bistrot diventava occasione per scoprire nuovi fenomenali sapori, da innaffiare con gli ottimi vini di cui dispongono.

Ma è impossibile non citare anche la squisita signora della boulangerie "La tradition du pain", in Rue de la Roquette: una simpaticissima donna francese, minuta e cortese, che ogni mattina ci accoglieva con gioia e gentilezza mentre noi ci scagliavamo con fame e voracità sui suoi meravigliosi pains au chocolat.

Per non parlare delle sue torte salate, dei suoi dolci e di tutto il resto...

Paris, au revoir.