Felix qui potuit rerum cognoscere causas.
Questa citazione latina, attribuita ad una descrizione di Lucrezio ad opera di Virgilio, mi ha accolto non appena sono arrivato al Churchill College.
Questo motto, straordinariamente simile a quello della LSE, mi ha colpito particolarmente: si intravede in queste parole l'intera vocazione scientifica di questo luogo di studio e di ricerca, una tensione verso il progresso che passa per la comprensione, e quindi il dominio, sulle leggi che regolano fenomeni naturali e umani.
Ma non e' stato solo questo a farmi piacere quasi immediatamente la mia nuova dimora.
Sicuramente, dopo mesi passati in una residenza presbiteriana in cui l'eta' media superava i 50 anni, trovarsi in questo luogo ameno e insieme a piu' di 500 studenti e' una gran bella differenza. Tra gli scalmanati undergrads e i piu' compassati advanced students, di cui anche io faccio parte, il college e' sempre pieno di giovani che passeggiano lungo gli squisiti vialetti tra i prati, che giocano a calcio sull'erba o che studiano sulla panchine all'aperto.
Sembra un po' un villaggio turistico, con i vari casolari separati da prati e vialetti, tra i quali parecchi vagano in pantaloncini e infradito come se andassero verso la spiaggia, ma probabilmente vanno solo al bar a bere qualcosa.
Una miriade di sensazioni, di emozioni e di annotazione da fare: minuscoli dettagli da comprendere, come la nettissima divisione interclassistica tra gli universitari e dottorandi, tanto che esiste la sala a noi riservata con annesso esclusivo bar.
La mia avventura qui a Cambridge sta prendendo una piega meno dura e difficile e posso davvero dire che mi trovo quasi bene.
Perche', in realta', manca sempre qualcosa per avere tutto.
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