Radiohead. Video. Capolavoro.
Radiohead - Jigsaw falling into place
Attenti alla nausea.
C'è chi si mette degli occhiali da sole per avere più carisma e sintomatico mistero.
Radiohead - Jigsaw falling into place
Attenti alla nausea.
scritto da maelstrom alle 15:22:00 3 commenti
rubrica: indie-gestione
Nel 1991, quando pubblicarono l'album Blood sugar sex magik, i Red Hot Chili Peppers entrarono improvvisamente nel firmamento del rock. Smisero di esibirsi in piccoli locali e cominciarono a fare concerti negli stadi. Vinsero un Grammy, conquistarono la vetta della classifica dei singoli e vendettero milioni di dischi. Davanti a tutto questo successo, il chitarrista John Frusciante perse la testa. Era sempre stato un artista indipendente fedele alla sensibilità del suo pubblico underground, e far parte di un gruppo così popolare lo imbarazzava. Così, nel bel mezzo del tour, abbandonò i compagni. Potresti trovarti in una situazione simile nel 2008, Ariete. Sceglierai di rimanere nella tua nicchia o accetterai l'invito a diventare un vero professionista?
Per questo scorcio di fine anno il caro Brezsny si lancia in un'ardita previsione che mi coglie davvero con il sorriso sulle labbra.. e se davvero si presentasse l'occasione di cambiare la mia vita con un successo improvviso e grandioso, difficilmente abbandonerei l'impresa.
E speriamo che sia di buon auspicio.
scritto da maelstrom alle 14:54:00 1 commenti
rubrica: oroscopiamo
Nel panorama geek italiano, spesso avaro di eccellenza o addirittura di normalissima competenza, da qualche giorno riluce una nuova figura: si tratta di StackTrace, nuovo "aperiodico di resistenza informatica".
Nato dall'idea di Antonio Cangiano e portato avanti da un folto team, si propone come l'italica alternativa ai grandi blog internazionali in cui i migliori professionisti IT discettano dell'ultimo framework Python o dell'ortogonalità degli operatori dell'ultimo linguaggio.
In particolare, è bello vedere che l'originalità dei contributi è unito ad uno standard qualitativo parecchio elevato: sono davvero tanti gli articoli che si leggono con piacere, specialmente se si è appassionati di programmazione, di ingegneria informatica o semplicemente un po' smanettoni, ma con criterio. E il tutto è condito da una consistente dose di ironia, come rivelano i piccoli episodi a fumetti che compaiono tra gli articoli, nella migliore tradizione di xkcd.
Quindi, cosa state aspettando? Aggiungetelo subito ai vostri feed!
scritto da maelstrom alle 10:46:00 4 commenti
rubrica: oh my geekness, polimorfismi
Il britannico Financial Times riporta la recente rinuncia della multinazionale americana del caffè Starbucks al mercato italiano (qui la notizia dal Corriere).
Il motivo è semplice: sarebbe impossibile competere con i bassi costi dell'espresso al bar e con la velocità con cui noi italiani pretendiamo il servizio della tazzina fumante dal nostro barista di fiducia.
E, aggiungo io, semplicemente non so cosa farmene di quasi mezzo litro di brodaglia scura e bollente, quando tutto quello che mi serve tra una lezione universitaria e un'altra è semplicemente la mia minuscola, ma essenziale, dose di gustosissima caffeina.
Senza zucchero, è ovvio.
scritto da maelstrom alle 15:14:00 10 commenti
rubrica: vita da blog
scritto da maelstrom alle 14:41:00 4 commenti
rubrica: lato femminile, me myself and I
Praticamente una nuova versione, non c'è quasi nulla dell'originale!
scritto da maelstrom alle 00:05:00 5 commenti
rubrica: indie-gestione, oh my geekness
scritto da maelstrom alle 23:13:00 3 commenti
rubrica: oh my geekness, vita da blog
Questa,che voleva essere una top ten degli album usciti nel 2007 che ho amato di più, contiene in realtà 20 titoli. Quindi, a rigore, è una stupenda e inusuale top twenty. Ed è un post dannatamente lungo, che sia chiaro.
E poi chissà come mai tutti quanti stilano sempre una top ten oppure una top thirty o una top fifty: sembra quasi che ci sia ostracismo e diffidenza vero il 20 in quanto numero.
Ma io riabilito il 20, eminentemente perchè 10 dischi per definire questo 2007 che scivola via erano un po' pochi, ma 30 rischiavano di annacquare la classifica con album che non ho che ascoltato distrattamente.
Mentre alcuni altri li ho ascoltati a lungo, e li ho fatti ripetere e ripetere in cuffia: in giro, sui bus a due piani di Londra, durante lo studio, in macchina, nella mia nuovissima sveglia.
E poi questo è stato l'anno di LastFM, che ha rivoluzionato il mio modo di capire e comprendere come ascolto musica, ha sopito la mia ansia di statistiche e mi ha fatto conoscere più di un'artista che alla fine s'è rivelato tra i miei preferiti. E inoltre mi ha fornito anche le classifiche annuali che mi hanno aiutato a stilare questa lista, sebbene tutti gli ascolti da gennaio e giugno non siano stati inseriti ed è stato necessario "l'intervento umano".
Ma adesso il cappello introduttivo è finito: ecco i 20 album usciti quest'anno che ho ascoltato e ho amato in questo meraviglioso 2007.
20. Burial - Untrue
Dietro lo pseudonimo Burial si nasconde uno sfuggente artista londinese di cui si ignora la vera identità, ma che riesce a manipolare la musica dub e garage in maniera così giudiziosa che si dimentica facilmente la fumosità del personaggio per godere appieno delle oscure sonorità.
L'ho ascoltato in maniera viscerale, i suoi beat e i suoi loop riescono a incendiare l'atmosfera e ad azzerare ogni distanza e poi "Archangel" è un pezzo di rara bellezza: una voce liquida si insinua spezzata su un battito garage e riesce a mettere i brividi, con quel loop che si affastella sul cantato, con quei beats che esplodono lontani.
19. Josè Gonzalez - In our nature
Riuscire a fare un album di pezzi acustici così bello è un'opera meritoria e impossibile ai più, mentre questa gradita sorpresa di Josè Gonzalez riesce a piazzare una decina di canzoni perfette, degne di un mito come Nick Drake. Un album che brucia di passione, di un'anima in fiamme che si riversa in musica.
E occorre molto coraggio e parecchia bravura per fare una cover di un capolavoro del trip-hop più acido ed elettronico come "Teardrop" in versione acustica e voce spezzata e farla risuonare calda accanto al gelido originale.
18. A Toys Orchestra - Technicolor dreams
Una rivelazione tutta italiana, un album tra i migliori della penisola. Basato su un solido impianto pop, stupisce però traccia dopo traccia con variazioni gradevoli e piccoli, stucchevoli pezzi di accorato canto e candore. Ne ho apprezzato tantissimo le melodie, solidamente intarsiate dal pianoforte su molti pezzi, sebbene ci siano momenti più variegati ed elettronici.
E poi, adoro senza posa "Cornice dance", con quella nenia irta di schegge e di chitarre è davvero da scena internazionale, da east coast, con quella coda che sfuma in un delirio post-rock di quelli che apprezzo di più.
17. Amy Winehouse - Back to black
Una voce immensa in un gracile e sgraziato corpo segnato dalle sostanze stupefacenti: è la solita, ritrita descrizione dei cantanti maledetti ma con Amy è davvero così. Vi diranno che è commerciale, che si è già sentita, che non c'è niente di nuovo.
Balle. La giovane londinese ha una voce d'altri tempi e la usa in maniera divina. O diabolica, forse. Basta ascoltare "Back to black", il suo testo triste e crudele, la voce che suona come un'intera orchestra, l'atmosfera da noir di bassa lega. E l'intero disco è ricco di dettagli curatissimi, nerissimi, perfetti.
16. The Shins -Wincing the night away
Un disco estivo e fresco, ma con uno spessore che scopri solo dopo gli inevitabili ripetuti ascolti: le sue melodie così accattivanti, i suoi ritornelli, i suoi coretti "la-la-la-la" lo definiscono come pop, ma c'è tanto altro dentro il calderone dei The Shins. E insieme a pezzi più semplici, smaccatamente e teneramente indie, si trovano degli esperimenti più astuti, in cui il gruppo sperimenta con e amoreggia con generi che non sono i soliti, ma con risultati gradevolissimi.
Il singolo "Phantom Limb" è il riassunto di un disco adattissimo per un breve in viaggio in auto, verso la spiaggia con tutti gli amici al seguito.
15. Animal Collective - Strawberry Jam
Rumore, urla e stridore di denti: si trova tutto questo nel fantastico album freak degli Animal Collective, dalla lucente e stupenda copertina. Un disco che trasmette un'allegria sciola e pervasiva, ricco di canzoni sperimentali e molto, molto citazioniste: le innovazioni sono palesi, la creatività è a livelli da saturazione ma l'insieme è così raffinato e così disgustosamente fresco da risultare irresistibile.
Ne è simbolo e incarnazione la mantrica "Fireworks", in cui un tappeto sonoro di ineguagliabile originalità fa da soggetto e da contorno allo sciamanico canto. Una sorpresa che spiazza tutti.
14. Cold War Kids - Robbers & cowards
Questa band di californiani esordisce con un disco davvero bello, che si è immediatamente conquistato i miei favori con le loro ciniche storie di realismo sociale, seppure con qualche riferimento di troppo ad una teologia della grazia di stampo calvinista. Ma i pezzi sono cantati in maniera molto accorata e suonati ancora meglio, in maniera da inserirsi idealmente in un filone waitsiano con un caleidoscopio di suoni e stili.
Il pezzo chiave è comunque "Passing the hat", con la sua storia di povertà e disperazione, con la sua verve tex-mex e il suo sapore caldo, sabbioso e cruento.
13. Feist - The remainder
L'ho scoperto solo di recente, ma è un album meraviglioso, potente e variegato, di una bellezza soffice e lucente. Leslie Fest ha una voce sublime e riesce ad usarla nei registri più vari e difficili, sempre in maniera accorata e cromaticamente vasta. Inoltre l'intero album è potenzialmente pieno di singoli di successo, mentre alcune canzoni sono delle ballate così lievi che lasciano veramente senza fiato. Impossibile scegliere solo una canzone, ma probabilmente è "So sorry" che mi commuove di più, con la sua dolcissima storia di malinconico amore, di tragica lontananza: e poi, la sua voce spezzata che s'inerpica fiera sulla melodia. E vibra, senza fiato.
12. Okkervil River - The stage names
Scuro, nero e lucido. Come sempre gli Okkervil River creano una collana di perle nerissime che splendono notevolmente grazie alla potenza del canto e della musica. Ed è proprio la voce la grande protagonista di questo album, sebbene l'intero impianto tradizionalmente rock riesce a creare le necessarie premesse per la grandezza di questo lavoro.
Più lo ascolto, più mi trascina nelle sue ballate folk e oscure, nei suoi gemiti strozzati: diverse canzoni entrano immediatamente in mente e non vanno più via. Ma il meglio arriva con la sublime "A girl in port" e il suo lieve incedere, traballante, triste.
11. Liars - Liars
Non servono parole, quando si parla dei Liars.
Il gruppo più smaccatamente pop dei nostri tempi, che non fa nemmeno una canzone pop. Perchè a loro piace stupire con oscuri incubi rumoristici, con una dimensione tribale che si sprigiona in ogni pezzo con una carica micidiale, devastante. Dopo il successo del concept-album dell'anno scorso "Drum's not dead", tornano immediatamente con una raccolta di pezzi perfetti, a partire dalla splendida cavalcata rock di "Plaster casts of everything", probabilmente la canzone più trascinante dell'intero anno.
E come non amare le loro sperimentazioni sulle percussioni, il loro ritmo elettroacustico, il loro picchiare selvaggio, ma sempre al punto giusto: "Leather Prowler" ne è l'oscuro manifesto.
10. Justice - Cross
Direttamente ispirati dai padri(ni) Daft Punk, i francesi Justice esordiscono in maniera eclatante con questo cesellatissimo album di pura disco, un frullato di succhi da discoteca che rielabora una tradizione pluridecennale. Un disco che afferma ancora una volta la strabiliante superiorità delle sonorità europee in questo settore, ed è tutto meritato: sin dalle battute iniziali l'album procede alternando marzialità accattivanti con lievi cantati femminili ammiccanti e sexy, senza nessun passo falso.
I pezzi si dispiegano potenti come fossero sparati da migliaia di watt su un dancefloor oceanico e la meravigliosa "Stress", con il suo cattivissimo loop dal battito techno, dall'incedere sicuro, dal ritmo snervante.
9. Giardini di Mirò - Dividing opinions
E' possibile fare post-rock in Italia, e i GdM lo dimostrano in maniera elegante e perfetta piazzando un disco meraviglioso che fa sfigurare parecchia simile produzione estera. Era nell'aria da tempo ma fortunatamente mantiene tutte le promesse sin dall'inizio: si tratta di una raccolta di grandi canzoni, tutte similmente belle ma a suo modo ognuna diversamente eccezionale.
Mi piange il cuore a sceglierne solo una, ma ecco io ho ascoltato fino all'usura la splendida "Self help", in cui fa capolino il Glen Johnson degli amati Piano Magic: e la sua voce si sposa senza problemi con l'impianto sonoro che gli italiani tessono alle sue spalle.
8. Spoon - Ga ga ga ga
L'ho già detto, è un titolo osceno per un album così grande. Mi ha catturato con la potenza di alcuni suoi brani, ma lentamente si è insinuato grazie alle sue innumerevoli qualità. Non ultima, la voce del front-man e la sua peculiare capacità di piegarla ai propri voleri sebbene sia spesso portata ad un rauco urlo. Ma la grandezza resta e risiede proprio nella ricchezza cromatica del loro suono, alla violenza delle chitarre, ai battiti sincopati sul pianoforte e anche ad una certa rigorosa semplicità delle melodie, capaci di catturare all'istante l'ascoltatore. Splendida rappresentante è "You got Yr. Cherry Bomb" e i suoi fraseggi orchestrali, il suo ritornello immediato e l'improvvisa voglia di fischiettarla, ovunque.
7. Editors - An end has a start
Un gruppo che più british non si può, ma che rilegge in chiave dark una tradizione che dagli U2 passa dai primi Radiohead e arriva fino ai Coldplay, ma sempre dal lato oscuro, fin quasi ad arrivare ai Joy Division. Gli Editors sono maestri nel costruire architettoniche canzoni dall'impianto monumentale, a partire dal sinfonico incipit del disco. Emerge una notevole cura nell'impianto-canzone ed il risultato sono parecchi pezzi in cui la voce, le chitarre e tutto il resto si rubano la scena a vicenda con ottimi risultati. Incredibilmente bella è la nerissima cavalcata di "When anger shows", con il crescendo finale di stampo smaccatamente pop tra chitarre tesissime e voce in grandissima tensione.
6. Interpol - Our love to admire
Si parlava dei Joy Division, ed eccone gli eredi più accreditati: direttamente da New York gli Interpol sfoderano questa terza prova, che è comunque il loro disco meno riuscito, ma la qualità assoluta è parecchio elevata. In questo album si intravedono nuovi territori precedentemente inesplorati dal gruppo, in cui i taglienti riff di basso e chitarra che marchiano a fuoco le loro canzoni raggiungono una dimensione nuova, più vicina alla new-wave, agli anni '80 che tanto hanno donato alla loro verve.
Personalmente la coda finale del disco è la parte più gradita del disco, ma è con "Who do you think?" che mi scateno maggiormente, che, sebbene sia sicuramente l'episodio meno dark e meno attinente ai temi propri della band, ha una capacità notevole di trascinarmi via.
5. The Field - From here we go sublime
Un disco pazzesco, in cui la tecnica del sample e del loop ricombinante è portata ai suoi fasti più gloriosi per creare dei pezzi colpevolmente bellissimi. E' sufficiente selezionare un misero secondo da un altro pezzo del passato per dare vita ad una cascata di suoni elettronici fluidi, liquidi e caldissimi, come vino in nave spaziale.
Accenni di melodia, beats metallici, voce in loop e campionamenti spiazzianti: è il trionfo della minimal techno, ma si tratta di pezzi da ascolto silenzioso, da introspezione, capaci di proiettare l'ascoltatore in un'atmosfera da sogno, come un moderno mantra tecnologico capace di infondere la calma interiore in maniera elettronica. Il pezzo chiave è "Silent": costruito su un loop inverso di squisita fattura, si estende su un tappeto ambient di rara qualità e termina in una lieve esplosione house dal sapore freschissimo.
4. Modest Mouse - We were dead before the ship even sank
L'indie in testa alla classifica s'era visto poco, ma i Modest Mouse sfondano ogni record e si piazzano lì, in altissimo, con questo caleidoscopico album giocato tutti su chitarre potenti, su arrangiamenti sempre complessi e canzoni travolgenti. Lo splendido singolo "Dashboard" riassume diverse centinaia di stili diversi e si fa portavode di una poetica dell'accumulo, in cui le canzoni tiratissime si rubano la scena a vicenda. L'ho ascoltato tantissimo, ma ancora mi stupisco per la ruvidezza di "Spitting venom" e il suo incedere traballante iniziale che si trasforma in uno stupendo crescendo prima smaccatamente rock e poi più tenue. Da brividi, da applausi: da oggi l'indie è aperto al pubblico.
3. Radiohead - In rainbows
Un nuovo disco dei Radiohead è sempre un evento di portata sovrannaturale e difatti non ricordo di aver mai atteso con ansia il rilascio di un disco. Per non parlare dell'intera vicenda del rilascio online e pagamento "it's up to you".
Appare emblematico come nessuna canzone rifulga particolarmente nell'album, ma questo, piuttosto che essere dovuto ad una tenue mediocrità dei pezzi, è l'indice di una smisurata eccellenza così superbamente diffusa in ogni canzone da rendere praticamente impossibile trovare punti deboli. Gli alfieri di Oxford continuano ad innovare, fanno tesoro della lezione da solista di Thom dell'anno passato e si pongono in bilico tra gli anni '90 e il 2010, con un solido insieme di canzoni da lasciare alla storia. Se proprio devo, scelgo "Bodysnatchers".
2. The National - Boxer
Esterno, notte, paesaggio urbano piuttosto desolato, quasi industriale. Piove. Ecco il mood che ci avvolge con le prime note dell'album e quest'atmosfera dark ci trascina per dieci ottime canzoni, in cui la caldissima e grave voce del frontman ci annienta con dei testi meravigliosi, dei piccoli poemi dall'oscuro splendore. La batteria domina su tutto, ma ogni cosa è al posto giusto: sono parecchi i pezzi capaci di incantare al primo ascolto, di evocare momenti di ghiaccio e parole taglienti, liti furiose e lacrime amare.
E poi "Slow show": un testo cinico e bellissimo, una canzone d'amore disincatate eppure caldissima, con quel piano che alla fine rimarca la melodia, e la suggella, fiera.
1. Arcade Fire - Neon Bible
Se penso che si tratta di una quindicina di persone che suonano e urlano e scalpitano sul palco e che riescono a creare questo dannato capolavoro di questo 2007, ecco, mi viene proprio voglia di vederli dal vivo. Sì perchè gli Arcade Fire mettono in campo un arsenale musicale, sul quale la voce di Butler urla le sue parole accusatorie contro tutto e tutti, contro il presente, contro l'America, contro la religione.
L'intero album si ascolta tutto d'un fiato, poichè le canzoni sono solidamente agganciate l'una all'altra senza soluzione di continuità: è incredibile la ventata d'aria fresca che hanno portato quest'anno questi matti canadesi! E "Intervention" è il mio pezzo preferito, senza dubbio alcuno, di questo intero 2007, un intenso urlo in crescendo con un organo mozzafiato a fare da portante. Sublime, invero.
scritto da maelstrom alle 22:39:00 3 commenti
rubrica: indie-gestione
Il Milan vince a Yokohama e diventa contemporaneamente Campione del Mondo e la squadra più titolata del globo.
E Kakà è spettacolare.
E scusate se è poco.
scritto da maelstrom alle 15:10:00 0 commenti
rubrica: milan
Il New York Times dedica un intenso articolo di approfondimento al nostro paese, che sembra aver perso la speranza nel futuro in una malessere generalizzato di tutta la società.
Non manca niente: la crisi economica, la disaffezione nei confronti della politica, la precarietà del lavoro, la meritocrazia inesistente, i costanti sotterfugi della vita di tutti i giorni, la litigiosità televisiva, l'invecchiamento della popolazione.scritto da maelstrom alle 22:25:00 5 commenti
rubrica: me myself and I, vita da blog
scritto da maelstrom alle 22:57:00 1 commenti
rubrica: ho visto cose, vita da blog
Fine anno e tempo di classifiche in rete per i colossi della critica musicale: Pitchfork inaugura la stagione con "Top 50 music videos of 2007".
Personalmente il mio preferito è quello dei Liars, "Plaster Casts Of Everything".
scritto da maelstrom alle 20:31:00 0 commenti
rubrica: indie-gestione, vita da blog
Prima i tassisti che bloccano Roma e adesso un manipolo di autotrasportatori che paralizza l'Italia: il paese è sempre più in balia di minoranze arroganti e becere, che galleggiano in una turpe illegalità.
E il cittadino viene colpito due volte: prima perchè non c'è carburante, frutta, verdura, carne, latticini, giornali in tutta la città, e poi perchè la nostra libertà di circolazione viene osteggiata da questi signorotti dell'autoarticolato che si credono immuni e impuniti. In un clima di illegalità generale chi alza di più la voce, chi provoca più danni ha buone probabilità di vedere accolte le proprie magari sacrosante ragioni.
Ma è il modo con cui si protesta, ad inficiare l'intera validità della rivendicazione: lo sciopero è giusto e sacrosanto, ma gli autotrasportatori dovrebbero limitarsi ad incrociare le braccia, senza però ostacolare lo svolgimento del lavoro di tutte le altre persone.
Perchè altrimenti parliamo di reati, e non è la precettazione a risolverli ma l'arresto e lo sgombro forzato.
La Francia non si è fatta bloccare dai ferrovieri in rivolta per una settimana e non li ha ammessi ad un tavolo di contrattazione finchè il blocco restava in atto.
E noi qui pronti ad invitarli al dialogo mentre questi tranciano le gomme ai tir che desiderano passare.
***
Piccola riflessione.
E' indegno che in Italia gran parte del traffico logistico scorra su gomma, mentre nel resto del mondo civile viaggia su rotaia. Occorre urgentemente rivisitare l'intero impianto.
Ma oltre a questo è normale che le piccole aziende soffranno di evidenti problemi di fatturato, visto che non hanno l'organizzazione e la capacità di penetrare capillarmente il territorio, così mentre i colossi stranieri dell'autotrasporto mettono in campo uno stuolo di lavoratori perfettamente coordinati, i piccoli autotrasportatori si scannano per una commessa e poi sono costretti a tornare alla base con il carico vuoto.
L'Italia è piena di autoarticolati che viaggiano vuoti per incapacità di coordinazione. E questo è un danno enorme al paese, all'ambiente, all'economia.
E adesso, cortesemente, spedite l'esercito a forzare quei blocchi, che qua in Sicilia manca ormai tutto.
scritto da maelstrom alle 10:03:00 1 commenti
rubrica: me myself and I
L'affaire Luttazzi si è tinto di fosco ormai: Daniele Luttazzi denuncia sul suo blog le vessazioni subite dallo staff di La7 e Giuliano Ferrara scrive un'accorata lettera di denuncia e di velata ma pungente critica a Repubblica.
E' così triste vedere che in Italia si discute ancora di libertà relativa e valori assoluti, di etica e di satira.
E intanto crolla il mito di La7 come televisione libera. Un altro pezzo di libertà che va via.
L'ennesimo.
[Update: questo post mi piace parecchio, su questo tema.]
scritto da maelstrom alle 21:04:00 0 commenti
rubrica: ho visto cose
Avevo già parlato del ritorno di Luttazzi in tv con "Decameron" e ho anche apprezzato le prime quattro puntate. Leggo però con sorpresa che il suo programma è stato sospeso da La7 a causa di questa battuta su Giuliano Ferrara:
"Dopo 4 anni guerra in Iraq, 3.900 soldati americani morti, 85.000 civili iracheni ammazzati e tutti gli italiani morti sul campo anche per colpa di Berlusconi, Berlusconi ha avuto il coraggio di dire che lui in fondo era contrario alla guerra in Iraq. Come si fa a sopportare una cosa del genere? Io ho un mio sistema, penso a Giuliano Ferrara immerso in una vasca da bagno con Berlusconi e Dell'Utri che gli pisciano addosso, Previti che gli caga in bocca e la Santanchè in completo sadomaso che li frusta tutti"Parole forti, ma indiscutibilmente surreali e quindi non veritiere. Si tratta della comicità dell'eccesso, di quella Sature latine caratterizzate proprio dall'eccesso, dalla volgarità imperante e dall'attacco ai potenti.
Nel monologo iniziale, Daniele Luttazzi commenterà in modo satirico la seconda enciclica di Papa Benedetto XVI dal titolo "Spe salvi", pubblicata il 30 novembre scorso.
scritto da maelstrom alle 18:24:00 2 commenti
rubrica: ho visto cose
Da qualche giorno è possibile modificare le proprie foto su Flickr direttamente sul sito, cliccando sul nuovissimo e fiammante pulsantino "Modifica".
Praticamente una rivoluzione copernicana per il celeberrimo sito di hosting: si tratta di una caratteristica molto comoda e ben implementata, specialmente per chi come me non è molto a suo agio con Photoshop.
Tutto questo grazie all'integrazione con l'editor di immagini Picnik, che offre una serie basilare ma tutto sommato completa di funzioni per l'editing.
scritto da maelstrom alle 23:24:00 0 commenti
rubrica: vita da blog
Grazie alla splendida nuova toolbar che Almostviola ha creato per me ho avuto il coraggio di effettuare un lieve restyling del blog.
C'è da dire che la sua vena artistica mi sorprende sempre più: è ovvio che fa sempre comodo avere un'artista in famiglia...
scritto da maelstrom alle 00:42:00 0 commenti
rubrica: vita da blog
Un'accorta segnalazione di AlmostViola mi ha fatto conoscere un interessante sito di social networking basato sulle wish-list: Wishlistr.
Una wishlist non è altro che un elenco di cose che vorremmo ricevere per regalo: solitamente è molto utile a chi deve farli, visto che spesso non si sa bene cosa una persona desideri.
E visto che si avvicina il Natale, si tratta di un tema molto sentito: parecchi di noi rischiano di causare dei danni irreversibili a molte relazioni semplicemente con un regalo sbagliato.
L'idea è molto semplice ma anche accattivante: mentre navigate sul Web vedete qualcosa che vi piace e immediatamente potete inserire l'oggetto nella vostra lista con qualche breve commento e il link al sito. Devo dire che la funzione sociale è un po' sottotono, visto che si può solo aggiungere qualche utente come amico e iscriversi al feed delle loro liste: qualche strumento di comunicazione in più sarebbe stato gradito.
Ovviamente l'intero post serve eminentemente per segnalarvi la mia lista: attingete liberamente, non sarò certo io a limitare la vostra generosità.
scritto da maelstrom alle 23:45:00 1 commenti
rubrica: vita da blog
Un blog che seguo spesso e di cui apprezzo moltissimo l'impostazione (difatti mi ispiro un po' a quella) è Inkiostro, sul quale leggo con sorpresa e sopito piacere che la Homework Records ha rilasciato in download gratuito la compilation "Lavori domestici", gustosa raccolta che raccoglie
le sfumature più ampie della musica elettronica contemporanea raccogliendo produzioni sia dancefloor (techno, minimal, tech-funk) che da ascolto (glitch pop, abstract hip hop, idm, downtempo).
scritto da maelstrom alle 10:30:00 1 commenti
rubrica: indie-gestione
L'ambiente universitario italiano in cui vivo è permeato da una sensazione di ineluttabile tristezza, a causa delle infime prospettive future che vediamo dinanzi a noi in un'eventuale carriera accademica.
Insomma, lo stato Italiano investe migliaia di Euro per formare dei laureati di livello molto buono e poi, all'improvviso, decide che non sa cosa farsene di questo capitale umano preziosissimo. Difatti il settore della ricerca universitaria è in crisi profonda nel nostro paese.
Gli stipendi medi italiani sono i più bassi d'Europa: un dottorando sopravvive con circa 830 euro al mese, un assegnista si fa bastare 1.100 euro mentre un ricercatore gode di ben 1.200 euro. Si tratta di cifre inferiori agli stipendi di un operaio, che di certo non ha dovuto sottoporsi ad anni di formazioni intensiva e impegni di studio.
Per non parlare delle prospettive di avanzamenti di carriera, in un settore in cui tutto è profondamente precario, tutto è in preda ad un'instabilità fortissima che ostacola chiunque a rimanere.
E così rimane solo una scelta: cercarsi un lavoro nel privato, che è spesso molto appagante, o emigrare alla ricerca di un mondo accademico visto soltanto da lontano, sognato, anelato.
E si parte verso nuovi paesi, in cui la società riconosce a queste figure un altissimo merito e ne retribuisce in maniera opportuna le competenze. E i grandi centri di ricerca esteri benificiano in maniera spropositata di queste giovani menti produttive, formate a caro prezzo dagli italici atenei e fuggite meste all'ennesima porta in faccia ricevuta.
E' stata anche una mia esperienza: in un paio di mesi a Londra ho potuto vivere in un mondo privo di cavilli, senza concorsi, senza ostacoli, in cui il dinamismo è così elevato che la tua mente viene costantemente investita da stimoli, la produttività schizza alle stelle e la creatività si sprigiona in maniera consequenziale.
E si parte, si lascia tutto nella speranza di un futuro migliore. Che poi arriva, e inizi a chiederti se ne è valsa la pena di lasciare tutto il resto, e la rabbia cresce suprema contro chi ti impedisce di affermarti dove sei nato, dove sei di casa.
scritto da maelstrom alle 14:02:00 3 commenti
rubrica: me myself and I
A Natale, si sa, siamo tutti più buoni.
scritto da maelstrom alle 11:05:00 0 commenti
rubrica: vita da blog
A volte circolano per la blogosfera delle catene simpatiche e gentili, con le quali è facile scoprire qualche piccolo dettaglio di chi leggi e fermarti a riflettere su certi tuoi abissi nascosti mentre rispondi.
Questa catena è partita da Terronista ed io sono stato nominato da AlmostViola: si tratta del gioco che si faceva da bambini Dire, Fare Baciare, Lettera e Testamento, antenato e predecessore di tante varianti più o meno irriverenti come "Obbligo o verità".
Ma arriviamo al punto.
Mi piacerebbe dire quanto sono grato alle persone che mi vogliono bene, per come mi stanno vicino, mi supportano in ogni mia scelta e mi sopportano in ogni mia decisione, per come silenti sorreggono il mio cammino e vegliano sulla mia strada. Si diventa grandi, ma la mia famiglia e lei sono continuamente al mio fianco. Grazie.
Ho voglio di fare qualcosa di decisivo, qualcosa di irrimediabile, qualcosa di nuovo e di importantissimo: si avvicina il traguardo della fine dell'università e qualcosa dovrò pur farla, sperando di fare quella giusta.
Per baciare mi basta avere una persona al mio fianco, e scoprire che in ciascuno dei baci che ci scambiamo c'è tutto il segreto che ci tiene uniti, come un piccolo microcosmo che scaturisce solo in quell'istante, sempre lo stesso ma mai uguale. Tutto è iniziato con un bacio e continua ancora così.
Ho appena scritto una lettera, ma forse è meglio dire che era una richiesta. Ne spedirò tante in questi mesi a venire, speriamo che rispondano e che rispondano bene.
Per il testamento non è forse il momento adatto, ma mi piace pensare che avrò dei figli a cui badare: e la nozione stessa di perpetuarmi nel loro ricordo mi addolcisce il presente e senza dubbio alcuno mi renderà la vita degna e piena di significato.
Chi vuol continuare lo faccia, senza impegno però: le cose più belle sono quelle che si fanno col cuore.
scritto da maelstrom alle 15:52:00 3 commenti
rubrica: me myself and I, vita da blog
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