lunedì 13 agosto 2007

Cambridge

Se venite a Londra, evitate di visitare la City, il pulsante cuore di un impero finanziario globale.

Almeno, evitate di fare come me, che l'ho visitata nell'unico periodo di tempo in cui è praticamente deserta: il sabato. Grigi palazzi vittoriani affiancati da grigi grattacieli moderni, e qualche negozio che vende abiti finto-italiani e camicie dagli improbabili colori per i broker londinesi.

Che, per inciso, riescono a guadagnare 40mila sterline/anno.

AL PRIMO IMPIEGO.

Insomma, per nulla scoraggiato dalle pessimistiche previsioni della BBC ("sunny spells, but rainy"), mi reco alla vicina stazione di King's Cross alle 8,30 di domenica mattina e prendo il mio treno per Cambridge.


Prima sorpresa della National Rail: i treni per Cambridge si fermano a Hitchin, poi si prosegue in autobus fino alla meta.

Traduzione: si fa solo mezz'ora in treno, poi un'ora di autobus nella campagna del Cambridgeshire. Dinanzi a me due turisti americani soffrono terribilmente le curve e scendono a prendere aria fresca ad ogni fermata: mi guardano un po' male, perchè io riesco perfino a leggere il mio libro e non mi scompongo, abituato ai tracciati domestici...

Si arriva così a Cambridge, dove tutto è a portata d'essere umano. Lontano dalla frenesia di Londra, riesco a percorrere tutto il centro a piedi: lungo il percorso mi immergo in una gradevole atmosfera medievale, merito delle imponenti costruzioni gotiche che mi sovrastano.

Ma oltre alle notissime bellezze della città, mi colpisce un altro aspetto: è una citta dannatamente ricca. E dove la qualità della vita è elevatissima.

Banche ad ogni angolo, allo stesso modo agenzie immobiliari che mettono in vendita villini squisiti a due passi dalla città. In periferia scorgo i grandi complessi dell'alta tecnologia che hanno dato vita alla Silicon Fen. Ovunque, dipartimenti della famosissima università, presumibilmente una delle migliori al mondo.

E tanti, tantissimi college ospitati in costruzioni magnifiche: deve essere davvero bellissimo vivere in posti così belli, seppure la pressione accademica deve essere non indifferente.


***


In questo modo, si dipanano tanti pensieri: perchè è bello vedere così da vicino quello che è sempre stato un sogno, un mito, un lontano punticino su una mappa, che d'improvviso è dinanzi agli occhi.

E' proprio vero, che i sogni son desideri.

Ed è anche vero che "volere è potere".

Un piede avanti all'altro, e anche la strada più lunga un giorno finirà.



Foto: Kiki J e Claudia1967


[Ho avuto qualche problema con la mia fotocamera e praticamente (anche per idiozia mia) ho perso le circa 60 foto che avevo fatto.

Pazienza, significa che è scritto che dovrò tornarci.]

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