lunedì 30 luglio 2007

La vita non è un film.

Questa è una nazione afflitta dalle porte tagliafuoco.

Per esempio, dalla mia camera fino al mondo reale ci sono 5 porte tagliafuoco da aprire. Per arrivare alla lavanderia, 8 battenti.

Per arrivare in camera di Dimitris, 13.

E la cosa più snervante è che probabilmente appena ti sei fermato, hai aperto la porta e hai oltrepassato la soglia qualcuno dietro di te apparirà sulla stessa strada: e allora sarebbe tremendamente unpolite lasciar richiudere il battente sulla sua faccia, così attenti che lui arrivi a portata di braccio e mormori un "cheers" a mezza bocca in risposta al suo stanco "thanks".

Anche in dipartimento probabilmente le distanze sembrerebbero minori se non ci fossero così tante porte da aprire, spesso molte da sbloccare con il badge elettronico.


***


In ogni caso, Londra si rivela sempre piena di nuove sorprese, a volte davvero stupefacenti e stranianti.

Insieme ad un altro mio simpatico collega italiano, il genovese Matteo, decidiamo di fare pausa pranzo e la sua ottima proposta è di mangiare coreano. Devo dire che con la cucina asiatica e le bacchette non vado molto d'accordo, ma mi fido del suo sorriso e della sua promessa di un posto "davvero singolare".

Arriviamo dinanzi ad una minuscola bottega che vende solo prodotti coreani: vale a dire, tutti i tipici prodotti che puoi trovare in una bottega, ma solo nomi e scritte in ideogrammi coreani. E ovviamente tutte quelle robe che mangiano da quelle parti, come i noodle e le radici enormi e le patatine allo zenzero.

Insomma, rimango basito. Rassicurato dall'incedere sicuro di Matteo, lo seguo mentre si avvia alla cassa e chiede "two spicy porks" ("due maiali piccanti", per i meno anglofoni).

Ulteriormente basito, vedo il cassiere sorridere e incassare una lieve somma di denaro, mentre ci indirizza verso il fondo della bottega, dove vedo per la prima volta una porticina seminascosta tra gli scatoloni di cereali Mazinga (ovviamente il nome è scritto in coreano ma l'iconografia è quella).

Scendiamo una ripida scaletta e ci troviamo in una stanzetta seminterrata con le pareti completamente ricoperte di videocassette doppiate e con i titoli in coreano: in più una parete è attrezzata con una ventina di videoregistratori e televisioni spente.

In mezzo a tutto questo, dei tavoli bassi e delle persone che mangiano nella semioscurità.

Pensando di essere prossimamente ucciso da un trafficante di organi, mi siedo vicino a Matteo e quasi immediatamente ci vengono recapitate due grosse ciotole piene di riso stufato e manzo al pomodoro, discretamente piccante: il tutto è condito da altre verdure piccanti e una tazza di brodo caldo e saporito.

E due bacchette.


Foto: krnhotwings

Chi mi conosce lo sa, non ho mai mangiato con le bacchette.

Ma c'è sempre una prima volta, specialmente in una rivendita clandestina di video coreani.

2 commenti:

Emanuele Strano ha detto...

Questo si chiama ESOTISMO CULINARIO METROPOLITANO ; lo aggiungo alla lista...io ti proporrei anche un'INSENSATA LEGGERA VOGLIA DI EVASIONE senza mai dimenticare LA PASSIONE PER I LIBRI E PER LA NATURA, non dimanticarlo mai.
Ciao

Almostviola ha detto...

Avresti potuto esercitarti a casa mia quest'inverno con le bacchette di Gloria invece di prenderla in giro!
Trafficanti d'organi? Guardi troppi film coreani sulla vendetta..!