Pendolo.
Come qualcuno ha proposto, è giusto raccontare qualcosa dei miei giorni qui a Cambridge.
La tranquillità del luogo ispira comunque una vita semplice e regolare: ogni mattina vado al lavoro con la mia ottima bicicletta di seconda mano (ma questa è un'altra storia), e in circa 5 minuti sono già sul posto.
I colleghi sono per metà facce già conosciute dall'estate scorsa e per metà facce nuove, ma mi trovo piuttosto bene: l'ambiente del Computer Lab è molto stimolante e informale, con molte persone con cui parlare e discutere.
Cambridge è molto piccola, quindi la dimensione umana del luogo incoraggia molto le passeggiate e le uscite con gli amici a piedi: è molto piacevole girovagare per le stradine un po' buie della città, discutendo amabilmente anche di argomenti piuttosto seri.
Difatti si parla spesso di futuro, prospettive, scelte e decisioni: la vita di chi sceglie di andare all'estero è sempre carica di una quantità indefinita di dubbi, domande ipotetiche, rimpianti e rimorsi. E lo vedo continuamente, negli occhi e nelle parole di chi lontano da casa c'è da parecchio tempo.
E mi ritrovo così a dover gestire situazioni piuttosto complesse, sicuramente difficili e cariche di insidie. E spesso la tentazione è quella di chiudersi in se stessi per far sparire il fastidioso senso di inadeguatezza che alberga nel petto. Ma forse è meglio fare un grosso respiro, buttare l'aria fuori e cercare, come sempre, di impegnarsi per il meglio.
E adesso, nel cuore della notte riparto per l'Italia.
Solo qualche giorno, ma voglio andare.
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