Michael Nyman @ Metropolitan
La stagione di CataniaJazz chiude in bellezza con il bellissimo concerto di Michael Nyman, che ci ha regalato emozioni davvero meravigliose.
Partito dalle sorgenti del minimalismo di maestri come Reich e Glass, si è poi proiettato verso nuove, ardite traiettorie musicali, mescolando sacro e profano. Le colonne sonore per i film di Peter Greenaway e soprattutto per lo splendido "Lezioni di piano" gli hanno regalato il successo internazionale. E oggi Michael Nyman è unanimente considerato uno dei musicisti più importanti della scena contemporanea.
Si presenta sul palco insieme alla sua band composta da archi e ottoni in formazione mista, mentre Nyman dirige tutto dal suo inseparabile pianoforte: ed è subito purissima musica quella che ascoltiamo, mentre lo stile minimalista delle sue composizione ci regala una dicotomia tra la semplicità dei pattern ritmico-musicali che gli esecutori seguono e l'incantevole bellezza armonica dell'intera composizione.
Una musica ricca di elementi complessi, a tratti barocca e settecentesca, quasi come se l'antica grazia degli spensierati minuetti settecenteschi, sostenuta da lievi e melodiose partiture d'archi, si fosse unita con una sensibilità tutta moderna, come l'uso sconsideratamente intimista degli ottoni dimostra. Musica da film, certo: ma sicuramente d'una qualità così alta che non ci accorgiamo della mancanza dell'elemento visuale e, anzi, riusciamo a farci trascinare da alcune splendide composizioni tratte dai suoi dischi più conosciuti "The draughtsman's contract", "Drowning in numbers" e ovviamente dalla colonna sonora di Lezioni di Piano.
In particolare i pezzi di quest'ultima opera risentono di pennellate tragiche e personalissime, che dimostrano l'abilità di Nyman di distaccarsi notevolmente dagli stilemi del movimento minimalista cui i suoi studi musicologici hanno dato il nome per innalzarsi su tinte dominate dalla malinconia e dalla sensibilità personale: il tema principale della sonata per pianoforte è intriso dal pensiero dell'ineluttabile e la sua struggente e personale esecuzione di "The sacrifice" al pianoforte mette davvero i brividi all'intero teatro, che, al termine, gli regala un catartico e lunghissimo applauso.
Un concerto davvero sensazionale, dinanzi ad uno dei mosti sacri della musica contemporanea: solo un piccolissimo appunto all'organizzazione tecnica, che riesce a penalizzare per la parte iniziale del concerto la resa sonora del trombone solista, ma tutto poi sembra rientrare e il concerto finisce in un tripudio d'ovazioni e di bis concessi al pubblico da un artista che, senza dubbio, rimarrà a lungo nel cuore dei presenti.
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