sabato 7 aprile 2007

We go Sublime

"Il pop ricombinante è un genere musicale che consiste nell'utilizzare frammenti di musica esistente per formare artificialmente una sequenza del tutto nuova, consiste nel samplare, cioè tagliare, pezzi di canzoni pop per poi comporre qualcosa di diverso, spesso così diverso che il sample diventa irriconoscibile.

The Field, al secolo Axel Willner, è un musicista che applica al pop ricombinante una tecnica ulteriore, altamente tecnologica, la tecnica del loop.

La ripetizione è caratteristica della musica dance, in quanto necessaria al ballerino per tenere il ritmo, ma, a un esame meno superficiale, è molto più che un divertissement per discotecari impasticcati. La ripetizione ha un effetto ipnotizzante sull'ascoltatore, lo costringe a concentrarsi sui dettagli, a percepire anche i breaks più piccoli, a focalizzarsi sull'essenza del brano tramite una sovraesposizione di questi dettagli.

A livello emotivo, la ripetizione produce una tensione che, se non corretta con delle variazioni, può risultare noiosa, o addirittura insopportabile senza il supporto di derivati della chetamina. Nondimeno, se ben diretta, la ripetizione consente di produrre musica molto suggestiva, ad alto valore aggiunto."


Dopo questa elegantissima e a tratti noiosa introduzione, tratta e condensata da OndaRock, vi posso finalmente dire che questo "From here we go Sublime" è davvero bellissimo.

Anche a costo di scontrarmi contro tutti quelli che mi conoscono e che tacciano di insensatezza la musica elettronica, la trance, i loop, i sample.

Questo disco è gravido di splendidi spunti, di tantissimi tappeti sintetici in cui le orecchie riescono a malapena a percepire le origini dei campionamenti, ma non appena questi vengono assimilati si tratta di un'epifania musicale, diretta, tremenda.

"The field over the ice" e "Sun and ice" sembrano uscite dal prossimo disco di Ellen Allien ma mixate da Aphex Twin, la prima è addirittura tutta giocata su due sole vocali in uno splendido loop.

"A paw in my face"
fa sicuramente parte di quella ambient-house che Brian Eno ha ispirato e molti altri dopo hanno seguito ed è costruita su un campionamento di Lionel Ritchie, mentre "Everyday" si trascina alla fine degli anni Novanta e riesce a reinventare il debutto dei loop in voce, ma senza esagerare, che non siamo mica in discoteca.

Splendida arriva poi "Silent": sembra uscita da uno sfondo dei Melodium, il timido accenno di melodia annega ripetutamente nel brano, ma piccoli break metallici la tengono in vita verso l'improvviso finale.


Si tratta davvero di un grandissimo, ottimo debutto, pieno di quella grandiosa musica elettronica tutta europea che in Germania sanno fare così bene e che invece in America ancora devono imparare ad ascoltare.

Anche se Pitchfork incorona il disco con uno spaventoso 9 in pagella e l'etichetta di "2007's most luxuriant record".

Insomma, un'ottima occasione per iniziare ad amare certa musica elettronica declinata in elegante salsa techno.

Da ascoltare: "The field over the ice", "Silent"

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