sabato 7 febbraio 2009

Terra di Mezzo.

Grazie ad un biglietto aereo già pagato ho potuto lasciare il suolo britannico 24 ore prima che l'ondata di gelo più potente degli ultimi 18 anni ricoprisse di neve e ghiaccio gran parte dell'Inghilterra. Qualche giorno passato a svolgere gli ultimi atti di un altro capitolo della mia vita, ma che mi hanno permesso di godere di una breve parentesi siciliana nell'assolata Catania e le sue temperature primaverili.

Altro tempo passato tra scartoffie, marche da bollo, moduli, file in banca e discussioni più o meno insensate con impiegati. E alla fine, ho potuto stringere tra le mani la mia tesi di diploma. La quarta tesi che scrivo in soli due anni, tanto da essere ormai diventato piuttosto veloce e metodico nella stesura del documento. 

E un altro, amaro abbandono: lentamente scivola via un'altra avventura, si chiude alle mie spalle un altro percorso variegato e che mi ha regalato tanto. Ma se voglio mettere a frutto quanto ho imparato, è ora di spiccare di nuovo il volo.

E Catania si veste per me come una bieca seduttrice, indossando un grasso e pesante trucco per nascondere le proprie bruttezze e vestendosi a festa per la sua celebrazione più importante e imponente, S. Agata. Una festa che avevo accuratamente evitato per 5 anni da universitario, sempre per qualche esame da sostenere nei giorni immediatamente successivi, ma che adesso mi ha visto silenzioso e timido spettatore.

Per qualche ora mi sono immerso in questa baraonda fatta da migliaia di persone, una folla immane che sciama rumorosa per le vie del centro e che lentamente riempie ogni angolo e ogni balcone, in un fervore che poco ha di religioso e moltissimo di popolare. E la mia particolare convinzione che in realtà la Sicilia non sia così vicina all'Europa ma piuttosto al mondo arabo e orientale è uscita tremendamente rafforzata: le urla, la fisicità prorompente e gli anelisti mistici, la corsa dei devoti insaccati nei loro abiti bianchi e soprattutto l'onnipresenza dei ceri, delle enormi candele che sanguinano cera sui volti dei fedeli e nei rivoli solidificati lungo le strade.

Una terra di mezzo tra culture così distanti, ma anche così facilmente sovrapponibili.

Ma adesso, si torna nella gelida e silenziosa Cambridge. Immagino come possa essere silente, adesso che si trova avvolta da un candido manto nevoso.


2 commenti:

Anonimo ha detto...

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Anonimo ha detto...

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