The Bonfire.
Sono giorni silenziosi e di riflessione, giorni in cui l'autunno ormai si impadronisce di ogni cosa e il lieve tappeto di foglie dorate cadute dagli alberi è ormai diventato una sanguinolenta poltiglia inzuppata dalla pioggia.
Giorni di osservazione, in cui immergersi in una cultura straniera per cercare almeno di comprenderne le basi, riferimenti sociali che sembrano estranei ma che costituiscono l'essenza stessa dell'essere britannico.
E' una nazione che si svela lentamente, rinchiusa in una strenua difesa del privato e in una riservatezza davvero fuori dal comune per un italiano.
Stasera ho assisito con piacere alla Guy Fawkes Night: qui a Cambridge è un'occasione per tenere una colorata e luminosa fiera di provincia, con annesso luna park, giostre e furgoncini per hot dog e panini.
Ma è anche la sera dei fuochi d'artificio, lunghissimi: con il naso all'insù per 15 minuti, a guardare giochi nel cielo che sembrano così simili a quelli di casa mia.
E alla fine, l'enorme e magico Bonfire: un gioioso e fantastico rogo che, sebbene ben costretto dagli imponenti cordoni di sicurezza tipici del luogo, riesce a rivelare un'imponente magia, una fiamma robusta e alta.
E' sempre così bello guardare il fuoco: sembra quasi che, per un istante, le decine di migliaia di persone convenute spariscano e tutto si riduca ad un faccia a faccia con le sue fiamme.
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