Foto: baustelleofficial
Dopo il forfait del concerto previsto ad Aprile, che mi aveva davvero lasciato l’amaro in bocca, finalmente i
Baustelle sbarcano in Sicilia insieme al loro ultimo,
meraviglioso album
"Amen". Stavolta si va ai Mercati Generali, luogo in cui, mi sorprendo a confessarlo, non sono mai stato.
E devo dire che si tratta di una bella
location per il concerto: complice la stagione estiva il palco non è al chiuso ma invece si erge timido nel giardino dei Mercati Generali, sotto un pergolato di gelsomino e incorniciato dai sicilianissimi fichi d'india. Davvero suggestivo, perfetta composizione per la musica dei Baustelle.
Noi formiamo il
solito terzetto e riusciamo a piazzarci piuttosto bene, visto che comunque lo spazio è ampio e non c'è molta gente: nel frattempo l'ultima splendida fatica dei
Portishead ci allieta l'
attesa a tutto volume, un gradito accorgimento del tecnico del suono, forse. La band si fa aspettare un po', forse troppo, ma appena arrivano il pubblico va in visibilio mentre noi scopriamo che la nostra ottima posizione è dinanzi ad un altoparlante troppo forte, costringendoci a indietreggiare per non rischiare l'udito.
Si inizia subito con una intro strumentale, ma subito dopo si sale subito di giri con la tripletta "Antropophagus", "Colombo" e "Charlie fa surf": è interessante notare che tutti, noi compresi, cantiamo a
squarciagola ogni parola, con evidente soddisfazione anche di Francesco, che sembra travolto dall'affetto e dall'energia dei fan ma non perde mai il suo aplomb da intellettuale.
E' poi il momento di Rachele, che regala un'intensa "Aeroplano" e dimostra di essere un elemento cruciale della band oltre che dotata di una capacità interpretativa molto, molto
toccante; difatti anche in seguito con "Dark room" e con i vari interventi nelle altre canzoni mette tutta se stessa nelle canzoni e noi, affascinati, apprezziamo.
Da "La malavita" Bianconi tira fuori le bellissime "I provinciali" e "Il corvo Joe", ma si torna poi al nuovo album con "Il liberismo ha i giorni contati", in puro
Ricchi e Poveri-style, e la toccante e tristissima "Alfredo", che ci commuove oltremodo. Altre ottime esecuzioni dagli album più vecchi sono "Sergio", "La guerra è finita", "La canzone di Alain Delon" e "A vita bassa".
All'interno del concerto una breve pausa per qualche
intervista con il pubblico: difatti i Baustelle arrivano qui a Catania anche per girare un documentario sull'atavica domanda “A cosa serve vivere?”, ed è proprio quello che chiedono al pubblico in alcune brevi domande e risposte dall'esito francamente imbarazzante.
Si torna in scena con "Baudelaire", al cui interno la sezione strumentale si scatena in un viaggio allucinato ai limiti della dance, "Un romantico a Milano", e un gustoso riarrangiamento in salsa techno del medley "Gomma/La canzone del riformatorio", fino allo
scontato finale con "Andarsene così".
Insomma, un concerto davvero molto bello, che mi ha fatto apprezzare ancora di più le canzoni del gruppo, sicuramente uno dei pochi a svincolare la
canzone italiana dai retaggi pesanti del passato e a lanciarla in una dimensione nuova, in cui arrangiamenti intelligenti e testi mai banali convivono in maniera ironica e divertente. Il loro repertorio è inoltre molto vasto e variegato, rendendo la loro musica molto fruibile anche in una durata lunga come quella di un concerto. I Baustelle riescono a lasciarti dentro una bellissima esperienza, e anche andando via tra gli alberi i nostri occhi brillano ancora per la bellezza appena toccata con mano.