domenica 21 dicembre 2008

Un bilancio niente male, parte seconda.

Mi guardavano con tristezza e livore, e quindi ho deciso di parlare anche di loro.

Dieci album che non ce l'hanno fatta ad entrare nella mia classifica ma che sono stati comunque ottimamente apprezzati durante questi mesi.

21. Bon Iver - For Emma, Forever Ago
Se si vuole essere pignoli, è uscito in edizione autoprodotta nel 2007, ma si tratta di un disco di accorato cantautorato che strazia l'anima e annoda le viscere: Bon Iver, chiuso durante tutto l'inverno in una capanna del Wisconsin, ha cercato di lenire il suo spleen esistenziale componendo canzoni su canzoni. E certamente è riuscito a creare splendidi pezzi di puro e semplice folk: "Skinny love" mette i brividi, la voce che si eleva in maniera gelida e nebbiosa e l'amore che sanguina, sul pavimento.


22. Why? - Alopecia
Non ho mai apprezzato l'hip-hop, lo trovo piuttosto burbero e artisticamente monotono. Tuttavia, Why? è capace di esondare oltre gli argini del genere e riesce a confezionare un disco in cui il suo rap cantato si posa dolcemente su canzoni interessanti e originali, in cui elementi di rottura come i coretti sixties o le chitarre più rock riescano ad apportare una ventata di freschezza. E poi, l'ironia pungente di testi come quello di "These new presidents" è un punto a favore della poliedricità dell'artista.

23. Tv On The Radio - Dear Science,
Sono stati incensati dalla critica americana come i promotori di una rivoluzione, di una nuova musica: personalmente li ho trovati discretamente accattivanti, ma nulla più. Piuttosto, sono stati capaci di prendere la black music, il soul, l'hip-hop e il rock e di mescolarli fino a creare qualcosa di nuovo. L'album è pieno di canzoni molto ben prodotte, come la campale "Dancing choose": resta comunque l'idea di un album complesso che, forse, riusciremo a comprendere pienamente solo tra un po' di tempo.

24. Noah And The Whale - Peaceful The World Lays Me Down
Ecco un tipico album di folk-pop, come ce ne sono tantissimi: però almeno questo ha il merito di cercare, con piglio sicuramente pop, di creare canzoni dal ritornello assassino, semplici, fresce e frizzanti, di quelle da canticchiare subito non appena si ascoltano per radio. Pezzi giocosi e malinconici convivono nell'album, ma la mia preferita resta il singolo "5 years time": si appiccica come colla alle orecchie e non va più via, con i suoi coretti primaverili e l'istantanea voglia di sorridere.



25. Offlaga Disco Pax - Bachelite

Ritorna un gruppo di cui ho amato molto il disco di debutto, ed anche questo secondo album è piuttosto interessante. Non ci sono forse canzoni epicamente storiche, ma parecchi pezzi sono complessi e crescono con gli ascolti. Fra tutti brilla "Dove ho messo la golf?", con il suo andamento lento e circolare e la sua storia incredibilmente post-romantica, a metà tra consumismo e feticismo. E anche dal vivo, sono stati stupendi. Esteticamente sovietici, peraltro.


26. Santogold - s/t
Nessuno stile ben definito, ma un debutto che offre un luccicante prodotto pop, particolarmente adatto per divertirsi, divertire e anche un po’ stupire l’ascoltatore. Fortemente influenzata da M.I.A., la musica di Santogold però ha una propria personalità che si rivela in un pezzo come l' imprevedibile “Lights out”:un riff carico di tensione che però accompagna una canzoncina lievissima e leggera, personalmente uno dei punti più esaltanti del disco. Trascinante e travolgente, impossibile opporre resistenza.



27. Los Campesinos! - Hold On Now, Youngster...
Una scatenata band gallese che suona un power-indie-pop velocissimo e leggero, multiforme e con sfumature punk. Una scossa energica all'intero carrozzone della musica intellettualmente impegnata: chitarre, batterie e urla per divertirsi senza pensare, riempiendo il dancefloor. Eppure l'introduzione di "You! Me! Dancing!" è da manuale per come si trasforma da un mantra di chitarre in un potente anthem da stadio. Da applausi, per il bis.


28. Matt Elliott - Howling songs

Attenzione: questa è musica oscura, fosca e disperata. Matt Elliott chiude un po' in calando la sua trilogia del disincanto con un post-folk quasi apocalittico e dall’evidente sapore mitteleuropeo. Atmosfere rarefatte e oniriche, inserzioni elettroniche e loop per aumentare la carica ipnotica, frequenti climax che sfociano in soffici esplosioni senza rumore. E così “The Howling Song” offre un cingolante e appassionato lamento, catene che sbattono e urla modulate, sempre un climax di emozioni, di suoni, di lacerazioni che si annulla in un tenue riverbero, un malinconico paesaggio.

29. Martina Topley-Bird - The Blue God
Il 2008 è stato forse l'anno del ritorno del trip-hop, e questa favolosa cantante ha contribuito in maniera ottima. Questo disco è una raccolta di pezzi che partono dalla pura tradizione trip-hop ma che svelano un sentimento più cupo e oscuro, fosche tinte noir che rendono le canzoni dei lussuriosi istanti di puro piacere. L'ottima "April grove" esprime splendidamente il mood del disco, tra una voce che melliflua si insinua e il battito elettronico che pulsa dietro le quinte.


30. São Paulo Underground - The Principle Of Intrusive Relationships

Un disco piuttosto interessante e al contempo complesso, un audace tentativo di fusione tra free-jazz, stilemi brasiliani e sperimentazioni post-rock più estreme. Mi ha colpito profondamente l'apparente amorficità del lavoro, una massa sonora che in continuo movimento su cui scintille e staffilate disegnano un percorso assurdamente coerente. Le sincopate e soffocate trombe di "Cosmogonia", che annegano in un muro di distorsioni, è qualcosa di genialmente febbricitante. Osticamente difficile, meravigliosamente sciamanico.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)

Anonimo ha detto...

Si, probabilmente lo e