Ma è solo un attimo, e mentre la sera si abbassa e le luci si accendono, la torre si illumina di blu e inizia a brillare nel cielo vespertino: è un momento davvero speciale e da solo vale l'intero viaggio. E alla fine, non sarà il solo brivido che la città riuscirà a regalarci.
Jour 3.Un nuovo giorno, sempre piuttosto caldo, ci porta a Versailles: dimora del Re Sole Luigi XIV, espressione della sua potenza e della sua ricchezza, è una reggia fastosa circondata da un imponente parco dall'atmosfera davvero settecentesca. Visitare per intero i luoghi storici è davvero improbo, ma riusciamo a sottoporci ad un massacrante tour a piedi del parco: l'esperienza è davvero molto bella, e ci consente di godere di splendidi panorami e di giardini meravigliosi, trascinandoci per qualche ora in un tempo profondamente diverso, in cui gentiluomini in parrucca popolavano questo luogo al posto degli onnipresenti inglesi con la loro crema solare.
Ma il tour giornaliero non finisce a Versailles e si ritorna in città per godere delle opere d'arte moderna dell'elegante
Museo d'Orsay e dell'avveniristico e incredibile
Centro Pompidou. Ospitato in una ex-stazione ferroviaria il primo, contiene capolavori dell'arte moderna della fine del XIX secolo e l'inizio del XX, e ci rapisce con la mole immensa di opere che accolgono il visitatore. Unica pecca, la chiusura piuttosto anticipata alle 18, che ci porta quindi al Centro Pompidou, che chiude in tarda serata. Qui l'architettura ardita dell'edificio richiama la non convenzionalità delle opere contenute, di cui spesso non riusciamo a comprendere il significato: foto di automutilazioni, crocifissi impacchettati e chiodi piantati nei muri, ma l'ala meno moderna ci regala Picasso, Braque e Matisse per riprenderci...
Jour 4.Il cielo plumbeo e la pioggia ci risveglia, ma il tempo a Parigi è così variabile che decidiamo di uscire ugualmente e dirigerci verso il cuore della città, destinazione la chiesa di
Notre Dame. Immortalata nello splendido romanzo di Hugo, deliziosamente medievale e misteriosa, restiamo affascinati sia dalla mole dell'edificio che dagli splendidi e cupissimi interni gotici.
Ma la parte più bella è senza dubbio la visita delle torri, da cui si gode di una splendida veduta sia della città che dei gargoyles che decorano le torri stesse.
Il tempo è ancora incerto, così decidiamo di restare in zona e visitiamo la splendida
Sainte Chapelle, piccola chiesa medievale costruita dai reali di Francia per accogliere le reliquie di Gesù e decorata in maniera imponente da vetrate medievali finissime e ricchissime. Proprio accanto troviamo la
Conciergerie, ex palazzo reale medievale ed ex carcere rivoluzionario, in cui ha sede un piccolo museo del Terrore che ripercorre quegli anni oscuri ma fondamentali per ogni francese.
Difatti scopriamo a poco a poco che il nazionalismo dei francisi, la loro grandeur è vera ed è presente ovunque: si appalesa nelle onnipresenti bandiere francesi, nella celebrazione dei grandi uomini, negli atteggiamenti pomposi e retorici di richiamo ad un glorioso passato... e nella soddisfazione con cui sostengono la superiorità della propria cultura gastronomica!
Jour 5.Riflettendo ancora sulla grandeur, andiamo a visitare l'
Hotel des Invalides in un plumbeo mattino: ex ospedale militare per veterani, è stato trasformato adesso in un immane mausoleo per l'uomo cui tutti i francesi, bene o male, guardano con malcelata nostalgia, ovvero Napoleone.
Un imponente complesso di palazzi con una maestosa chiesa neoclassica ci accoglie: scopriamo subito che sono presenti dei musei molto interessanti, tra tutti spiccano il
Museo dell'Esercito e il
Museo delle Guerre Mondiali. E così ci immergiamo tra armature e armamenti medievali e moderni, con entusiasmo quasi infantile scopriamo spade e spadini e la mia voglia di lucenti armatura si appaga, in parte. Ma è il Museo delle Guerre Mondiali che ci stupisce tantissimo, con tantissimo materiale e con tantissimi reperti e documenti. Due ore a contatto con la storia recente, con la drammatica storia di Francia e d'Europa.
E alla fine visitiamo anche la tomba di Napoleone: un mausoleo, un monumento, una celebrazione davvero smaccata. C'è da riflettere, in ogni caso, sull'epopea di quest'uomo.
Al solito un fugace pranzo al volo e ci dirigiamo verso il museo del Louvre, sfruttando l'apertura serale che ci consentirà di restare fino all'ora di cena. Anche qui, l'autocelebrazione francese si incarna in questo immane e gigantesco museo, in cui secoli di rapine francesi vengono mostrate al pubblico. Fa specie vedere capolavori italiani divelti dal loro luogo natio e portati qui, ma forse in Italia sarebbero finiti a marcire in qualche sotterraneo di qualche oscuro museo di provincia...
Jour 6.La settimana volge ormai al termine, ma c'è ancora tantissimo da vedere. Stavolta è l'
Arco di Trionfo, splendido capolinea degli Champs-Élysées. Inutile rimarcare lo spirito nazionalistico francese, che anche qui viene pomposamente celebrato: però è sempre bello salire un po' in alto e osservare Parigi, il suo profilo così docile e pur così fastoso, dai succulenti e magici dettagli. Sotto l'Arco campeggiano affiancate la bandiera europea e francese, per il semestre di presidenza europea di Sarkozy.
La mattina trascorre con una capatina al
Pantheon, ove riposano i grandi uomini francesi e oscilla il bellissimo pendolo di Foucault e poi si va subito in centro: è sabato, tempo di shopping!!
Ci accolgono le immani
Gallerie Lafayette, tempio dello shopping parigino: ci perdiamo immediatamente nel settore gastronomico, in cui l'opulenza culinaria francese ci frastorna con l'innumerevole schiera di prodotti, tra tutti spicca il succulente fois grais, l'ottimo confit de canard e tantissime altre bontà, oltre ai mitici formaggi. La giornata scivola via così, tra acquisti e un'ottima cena a lume di candela in un piccolo bistrot.
Jour 7.Purtroppo la vacanza sta per finire, ma proprio alla fine le cose da vedere si moltiplicano: si inizia con il quartiere di
Montmartre, arroccato sulla collina che domina parigi da nord. Un antico villaggio inglobato nel cuore della città, le stradine strette e tortuose rivelano la sua origine diversa: sembra proprio di essere in un paesino della Bretagna e la
Basilica del Sacro Cuore domina l'intero quartiere.
Dopo una rilassante passeggiata in collina, si torna nel centro storico: stavolta è
Rue de Rivoli ad accoglierci e tutte le piazze monumentali che sorgono sul suo percorso, tra cui la
Place de la Concorde (ex Place de la Revolution in cui le teste venivano mozzate) e
Place Vendôme. Ma la serata ci schiude un programma davvero speciale: ascesa della Tour Eiffel (con relativa fila all'ingresso) e tramonto da attendere sulla cima a più di 300 metri di altezza!
E così, pazientemente, ci mettiamo in fila: dopo circa 90 minuti siamo già all'ultima terrazza della torre, proprio sotto la punta, e ci accingiamo ad aspettare il tramonto...che tarda ad arrivare, a causa della differenza di latitudine con la Francia. E così dobbiamo attendere un'oretta in cima alla torre, fortunatamente al riparo dai venti che soffiano impetuosi a questa altezza dal suolo.
Nel frattempo ammiriamo Parigi come mai l'abbiamo vista, come solamente gli uccelli osano guardarla. Il panorama è davvero mozzafiato e spazia fino oltre i confini della città, che è davvero grande.
Ma il momento del tramonto schiude uno spettacolo di suprema bellezza, in cui l'intera città ai nostri piedi riluce e brilla, si schiude come un fiore e si illumina come una donna per una sera di gala.
Scendiamo dalla torre a notte fatta, e ci saluta timidamente con il suo vestito blu, le sue stelle lucenti e la sua sagoma, inconfondibile nel buio, mentre ci allontaniamo verso il Trocadero per godere appieno della sua immensa mole.
Ed è un momento davvero incredibile, in cui la pelle d'oca è immediata per la violenta bellezza dell'instante, in cui è necessario guardarsi negli occhi per rassicurarsi di essere davvero lì, di fronte a tanta emozione.
Considerazioni.Il resto, l'ultimo giorno, il viaggio di ritorno a casa: si tratta solo della fine di una meravigliosa esperienza, che mi lascia innamorato di una città tra le più belle al mondo.
I francesi si sono rivelati, un po' come me l'aspettavo, dei gentili ipocriti. Piuttosto ben vestiti, questo occorre confessarlo. I parigini, specialmente quelli di mezz'età, hanno anche un'abitudine piuttosto smaccata a fare i complimenti alle ragazze incontrate per strada, cosa che a dire il vero non mi ha lasciato poi così entusiasta...
La cucina francese, invece, mi ha conquistato: sebbene sia davvero grassa a causa del burro onnipresente, la varietà e la qualità del cibo mi ha deliziato. Persino una frugale cena in un bistrot diventava occasione per scoprire nuovi fenomenali sapori, da innaffiare con gli ottimi vini di cui dispongono.
Ma è impossibile non citare anche la squisita signora della boulangerie
"La tradition du pain", in Rue de la Roquette: una simpaticissima donna francese, minuta e cortese, che ogni mattina ci accoglieva con gioia e gentilezza mentre noi ci scagliavamo con fame e voracità sui suoi meravigliosi
pains au chocolat.
Per non parlare delle sue torte salate, dei suoi dolci e di tutto il resto...
Paris, au revoir.