lunedì 23 febbraio 2009

Slumdog Millionaire.


E dire che io volevo pure andare a vederlo, questo film che stanotte ha vinto l'Oscar e altri premi piuttosto importanti.



E tutti gli altri a dire no, che si tratta della solita cosa di Bollywood dove una splendida attrice dagli occhi verdi cerca marito e tutti gli altri suonano della musica assurda. 

Abbiamo visto, alla fine, quel film un po' insulso dove un uomo bellissimo viene prima invecchiato a dismisura e poi ringiovanito senza motivo.

A volte dovrei fare rispettare di più il mio giudizio estetico. 

Oppure andare al cinema da solo.

lunedì 16 febbraio 2009

Dejà vu.

Qui a Cambridge mi è capitato di fare un colloquio telefonico con una piccola software house, uno di quelli in cui per una novantina di minuti un tizio apparentemente amichevole inizia a chiederti come va e che hai fatto nella tua vita e poi continua assegnandoti problemi da risolvere con carta e penna così, all'istante.


Ho accettato di fare il colloquio perchè ero molto curioso di fare un'esperienza del genere. Penso che sia una situazione paradossalmente molto meno stressante di un colloquio dal vivo, perchè non c'è contatto umano, si rimane comodamente seduti alla propria scrivania e non occorre chiedersi che vestiti occorra indossare.

In ogni caso, avrei dovuto rileggere un mio vecchio post proprio sui colloqui telefonici per informatici, perchè le domande che mi hanno fatto sono state proprio relative alle 5 aree di cui avero parlato in passato.

E dire che io non ci ho nemmeno pensato prima.


sabato 14 febbraio 2009

Weather talk.

Non mi ero mai trovato nella situazione di dover andare in bicicletta mentre la neve scende copiosa e le ruote scivolano sul ghiaccio, ma qui a Cambridge ho fatto anche questo.


Infatti in una giornata piuttosto serena c'è stata una nevicata pomeridiana piuttosto violenta, che ha velocemente ricoperto nuovamente tutto di bianco. Fortunatamente sono abbastanza attrezzato per questi eventi atmosferici, ma le mie gambe erano comunque piuttosto congelate..

In ogni caso, migliora la mia conoscenza di questo popolo così riservato, dedito all'ironia e tremendamente problematico nei propri rapporti sociali. Giorno dopo giorno, e grazie anche alle impressioni che ci scambiano tra "stranieri" al lavoro, si imparano sempre nuove cose sulle abitudini degli inglesi e su come si comportano.

Ad esempio, la loro famigerata ossessione per iniziare qualunque conversazione con un riferimento alle condizioni atmosferiche altro non è che un rituale per spezzare il ghiaccio. Ed è tremendamente sgarbato contraddire una qualunque affermazione sul tempo.

Ovviamente, ho subito iniziato ad esercitarmi in questa nuova abilità britannica, ma la tentazione di sovvertire le regole è davvero troppo forte...

"Today it's bloody cold, isn't it?"

"Actually, it's not. I think it's pretty warm and it's a nice day."

Ecco, un vero inglese potrebbe svenire dallo stupore.




martedì 10 febbraio 2009

Incontrarsi in cucina.

La temuta tempesta di neve non s'è presentata, quindi c'è solo freddo e un po' di pioggia, ovvero l'inverno inglese che ho ormai iniziato a conoscere. Tutto come prima, tanto lavoro da fare e tempo per pensare.

Nel frattempo sono diventato un ottimo amico del caro coinquilino indiano, col quale ormai conversiamo abitualmente: stasera mi ha intrattenuto con le differenze tra le varie tipologie di cucina indiana e mi ha anche confessato che vorrebbe tornare in India dopo aver finito il dottorato qui a Cambridge. E, incidentalmente, mi ha anche invitato ad andarlo a trovare a casa sua, nel suo villaggio al centro dell'India, assicurandomi che i suoi genitori sarebbero felici di ospitarmi.

Dopo questa dimostrazione di generosità, come al solito ha fritto un paio d'uova sode e le gettate con noncuranza nella pentola col riso.

domenica 8 febbraio 2009

Serendipity.

E' sempre bello leggere che domani pomeriggio si scatenerà sull'Inghilterra sud-orientale un'altra tempesta di neve e temperature glaciali.


Un ottimo modo per darmi il benvenuto non appena scendo dall'aereo.

sabato 7 febbraio 2009

Terra di Mezzo.

Grazie ad un biglietto aereo già pagato ho potuto lasciare il suolo britannico 24 ore prima che l'ondata di gelo più potente degli ultimi 18 anni ricoprisse di neve e ghiaccio gran parte dell'Inghilterra. Qualche giorno passato a svolgere gli ultimi atti di un altro capitolo della mia vita, ma che mi hanno permesso di godere di una breve parentesi siciliana nell'assolata Catania e le sue temperature primaverili.

Altro tempo passato tra scartoffie, marche da bollo, moduli, file in banca e discussioni più o meno insensate con impiegati. E alla fine, ho potuto stringere tra le mani la mia tesi di diploma. La quarta tesi che scrivo in soli due anni, tanto da essere ormai diventato piuttosto veloce e metodico nella stesura del documento. 

E un altro, amaro abbandono: lentamente scivola via un'altra avventura, si chiude alle mie spalle un altro percorso variegato e che mi ha regalato tanto. Ma se voglio mettere a frutto quanto ho imparato, è ora di spiccare di nuovo il volo.

E Catania si veste per me come una bieca seduttrice, indossando un grasso e pesante trucco per nascondere le proprie bruttezze e vestendosi a festa per la sua celebrazione più importante e imponente, S. Agata. Una festa che avevo accuratamente evitato per 5 anni da universitario, sempre per qualche esame da sostenere nei giorni immediatamente successivi, ma che adesso mi ha visto silenzioso e timido spettatore.

Per qualche ora mi sono immerso in questa baraonda fatta da migliaia di persone, una folla immane che sciama rumorosa per le vie del centro e che lentamente riempie ogni angolo e ogni balcone, in un fervore che poco ha di religioso e moltissimo di popolare. E la mia particolare convinzione che in realtà la Sicilia non sia così vicina all'Europa ma piuttosto al mondo arabo e orientale è uscita tremendamente rafforzata: le urla, la fisicità prorompente e gli anelisti mistici, la corsa dei devoti insaccati nei loro abiti bianchi e soprattutto l'onnipresenza dei ceri, delle enormi candele che sanguinano cera sui volti dei fedeli e nei rivoli solidificati lungo le strade.

Una terra di mezzo tra culture così distanti, ma anche così facilmente sovrapponibili.

Ma adesso, si torna nella gelida e silenziosa Cambridge. Immagino come possa essere silente, adesso che si trova avvolta da un candido manto nevoso.