giovedì 28 febbraio 2008

Francesco De Gregori @ Metropolitan


Foto: Andrea Sartorati

Penso di essere uno dei pochissimi italiani a conoscere il repertorio di Francesco De Gregori, cantautore di chiara fama nel panorama nazionale ma che, personalmente, non mi ha mai coinvolto più di tanto. Complice anche l'amore incredibile che nutro nei confronti delle opere di De Andrè, il mio indiscusso preferito cantore italiano.

Ma accade che insieme ad AlmostViola e Anto (ma alla fine c'era anche StrAgata!)si va a vedere il suo concerto a teatro, perchè a volte diventa bello anche rendere felici le persone e, ormai si sa, l'ideologia con cui si vivono i concerti è già stata enunciata.

Inutile dire che il successo e il seguito che De Gregori ha ottenuto negli anni sono sicuramente meritati: a parte i pochi successi più famosi che conosco già, e che dal vivo davvero si ammantano di uno splendore nuovo e vivace, tutte le canzoni che presenta sono davvero bellissime, piccoli bozzetti di Italia provinciale, di storie d'amore fugaci, di campioni ciclisti di cui innamorarsi, piene di navi, porti, stazioni, tangenziali e finestrini d'automobili.

Mi stupisce il recupero profondo della tradizione popolare, ma in un'accezione molto modera, quasi nichilista e al tempo stesso foriera di speranza, tipica di chi vede il mondo cambiare a velocità impressionante e non si arrende, opponendo valori base quali l'amore, l'amicizia, la bellezza delle piccole cose. Testi profondamenti poetici e spontaneamente chiari: la musica non è però un mero dettaglio, ma una ricca e sostanziosa parte dell'opera, che mi stupisce per l'altissima qualità.

Dulcis in fundo, qualche piccola considerazione sul pubblico catanese.

Io, non posso farci niente, non sopporto la maleducazione estrema che subentra in certi uomini, ma anche in certe donne, non appena le luci si spengono e il teatro riluce solo dell'occhio di bue sul palco. Qualche gentile signora riusciva a rovinare puntualmente la coda di ogni canzone urlando scollacciata frasi come "Sei bellissimo", "Sei stupendo", "Benedetta tua madre", "Ciccio sei grande" (!!!), neanche fossimo al concerto dei Finley e lei una brufolosa adolescente.

Ma il cruccio più grande è la concezione eccezionale che qui sotto il vulcano hanno del fischio, altrimenti segno di bieca disapprovazione: qui si fischia al posto di applaudire, si da fiato alle labbra atteggiandosi a forzuti pastori per esprimere il godimento corporale.

Con il risultato che spesso l'artista, abituato a codici soliti di comunicazione, pensa di essere sonoramente fischiato.

E magari gli girano un po'.

sabato 23 febbraio 2008

SoSushi a Catania.


Finalmente a Catania è approdata una catena di take-away giapponese, tale SoSushi.

Dai natali bolognesi, si tratta di un simpatico e coloratissimo franchising dal menu piuttosto vario e fornito e dalla qualità piuttosto buona.

Una simpatica recensione della nostra prima esperienza la trovate qui!

[UPDATE: dimenticavo, il locale si trova in Viale Jonio, 25!]

martedì 19 febbraio 2008

Il flagello laico.

Adoro la Cortellesi.



Visto su Catepol.

Baustelle, Amen.

Con quell'aria da borghesi saccenti e anche un po' snob.
Con quella voce tremendamente affettata e monocorde che declama testi al limite di un mero enciclopedismo ermetico e retorico.
Con quegli arrangiamenti pomposi e artefatti in cui violini e pulsioni jungle coesistono fianco a fianco.

Sì, i Baustelle hanno fatto un grandissimo disco italiano che contiene tutto questo, e molto di più.

Perchè "Amen" è davvero un disco che lascia una stranissima sensazione addosso, quasi come se la bellezza delle canzoni sia vissuta un po' come una colpa, come qualcosa da giustificare, da spiegare.

E difatti lo ascolto con continuità da qualche settimana, ma è stato necessario far maturare lentamente i suoni, i testi, le canzoni, prima di poterne parlare qui.

In realtà questo quarto disco rappresenta un po' il culmine di un percorso di maturazione della band: un manifesto che celebra la distruzione dei valori del mondo occidentale, intriso di una religiosità veterotestamentaria, quasi da preghiere mandate a memoria, da un'idea di sacro totale e totalizzante.

Ancora una volta sono i testi a brillare, perchè riescono a descrivere una società degradata, annullata, con una perizia senza uguali, con un acume tagliente e davvero speciale. Basta ascoltare "Il liberismo ha i giorni contati", "Colombo", il singolo "Charlie fa surf" per rendersi conto della critica che esprimono sui nostri giorni. E allo stesso tempo coesistono episodi positivi, come nella lunga e psichedelica "Baudelaire" o in "Antropophagus", che rimanda direttamente al Battiato anni '70 di "Foetus".

Ma anche dal punto di vista degli arrangiamenti siamo di fronte ad un raffinato pastiche in cui se il palcoscenico è occupato da soliti stilemi pop all'italiana con l'orchestra, gli archi e tutto il resto, dietro le quinte si animano afflati elettronici, percussioni jungle e raffinate mini-suite simil-jazz come "Ethiopia".

Insomma, siamo di fronte alla rinascita e forse alla definitiva consacrazione della band come veri alfieri di un certo tipo di musica italiana, che nel nuovo millennio ha finora navigato a vista senza conoscere bene la propria destinazione, ma che adesso sembra quasi delinearsi in maniera criticamente esatta e storicamente descrittiva.

E poi, un episodio musicale come la struggente "Alfredo", che rievoca la tragedia di Vermicino in maniera così toccante e triste che in più di un istante m'è sembrato di sentire la voce del grande De Andrè.

sabato 16 febbraio 2008

Sarah Jane Morris @ Metropolitan

CataniaJazz riprende i suoi appuntamenti in questo 2008 con un concerto per me parecchio strano: Sarah Jane Morris al Metropolitan.

Beh, io non sapevo chi fosse.

Ho letto distrattamente la presentazione sul sito della rassegna e sinceramente non sono riuscito a farmi un'idea chiara di questa donna dai capelli corposi e corvini, ma l'abbonamento impone dei lievi obblighi e così si va insieme a teatro, la sera prima di un fastidioso esame.

Apre il concerto una giovane cantautrice salentina, tale Agnese Manganaro: la ragazza, che si autodescrive come "una pralina ripiena di bossa nova con pezzetti di jazz e ricoperta da pop fuso", ha una voce davvero portentosa, che riesce a dominare molto sapientemente e con perizia notevole. Immediato l'accostamento con miti del calibro di Feist, Spektor o dell'astro nascente Brisa Rochè (che, tra l'altro, vi consiglio caldamente).

Personalmente ho trovato le canzoni piuttosto deboli, specialmente in confronto alla splendida voce: anche i testi mi sono sembrati un po' mielosi, da amante degli Interpol e dei Joy Division non posso che storcere un po' la bocca di fronte a versi un po' troppo gioiosi.

Ad ogni modo, ha fatto piacere.

Finalmente ecco la star: arriva sul palco una donna dalle sembianze di strega, gonna lunga nera ed ampia con stivali imponenti. Inizia a cantare e non odo alle mie orecchie: ha una voce praticamente da uomo nero, così bassa che sembra stia vibrando l'intero teatro.

Insomma, un'estensione vocale davvero impressionante, insieme ad una presenza scenica assolutamente geniale: Sarah corre, scalcia, si agita, suda e impreca e trasmette al pubblico una tale elettricità che verso la fine del concerto intere frange del popolo di coppie di cinquantenni che occupano le prime costosissime poltrone si alzano e improvvisano un piccolo party.

Si vede che è uno squisito e scatenato animale da palcoscenico, una cantante di mestiere che non ha alcun dubbio su come scaldare il pubblico, su come rendere incredibile una performance.

Anche qui però non ho gradito moltissimo le canzoni e gli arrangiamenti: la band era composta da 2 chitarre, un basso e una batteria e i musicisti, seppur molto bravi, erano un po' sballottati tra assoli metal, bassi pop e schitarrate acustiche un po' country. Difatti sono state particolarmente gradite la cover di "Toxic" con tanto di "Excuse me, Britney!" finale e la stupenda "The blower's daughter" di Damien Rice, eseguita con una voce da brividi.

Ancora una volta, un'occasione gradevole, in cui mi sono divertito sebbene non conoscessi nemmeno una nota della produzione della Morris.

La morale è chiara: non si rifiuta mai un concerto solo perchè l'artista è sconosciuto.

martedì 12 febbraio 2008

Kamasutra cattolico.

Secondo me "Caos calmo" non è un film per tutti.

Difatti nel cinema in cui l'ho vista campeggiava un lieve cartello in cui se ne sconsigliava la visione ai minori di anni 12, se non adeguatamente accompagnati dai genitori. E io sono completamente d'accordo, anche per il libro.

Però certe dichiarazioni mi fanno proprio sbellicare.

«Da un bravo regista e coraggioso idealista come Moretti e da un volto sensibile e delicato come la Ferrari mi sarei aspettato una scena romantica, soffusa, tenera, magari un momento d'amore aperto alla vita, ad un figlio

A parlare è tale Don Anselmi, responsabile della Cei per la pastorale giovanile, che continua così nella sua lotta contro il sesso sporco e malvagio:

«I due attori fanno l'amore in piedi, vestiti, senza guardarsi in faccia: capisco che la scena vada letta e inserita nel contesto del film, ma confesso che anch'io sono rimasto stupito e disturbato. »

"Caos calmo" è un gran libro, da leggere prima di dire certe cose.

E mi raccomando: mai più vestiti, in piedi e senza guardarsi in faccia.

lunedì 11 febbraio 2008

Persepolis.

"Persepolis", il fumetto nato dalle matite di Marjane Satrapi, è diventato un film d'animazione che racconta due lustri della vita dell'autrice, dai primi anni '80, quelli della rivoluzione islamica, fino al 1990.

Persepolis è il primo fumetto iraniano mai pubblicato ed il film che è stato tratto sembra piuttosto poetico ed interessante.

E poi, è doppiato dalla Cortellesi.

Ed esce il 22 febbraio in Italia.

Insomma, da vedere. Se non altro per il Premio alla Giuria ricevuto a Cannes.



Tipping point, ovvero basta studiare.


Foto: Iguana Jo

Arriva un istante del giorno in cui l'insofferenza e la noia che hai accumulato per ora arriva a saturazione, ed allora diventa semplice e liberatorio chiudere i libri, cambiare la musica in sottofondo e stare per un po' dietro i gelidi vetri della finestra, mentre il gelo scende repentino sul piccolo paese e le luci tremano un po' dietro quei cristalli di ghiaccio che si accumulano sui vetri.

Senza ritegno, è come se il tempo si fosse fermato.

Ed io che lo rincorro senza riprenderlo mai.


Fuori, 3 gradi.

domenica 10 febbraio 2008

Caos Calmo. Mi muovo.

"Caos calmo" è un film abbastanza buono, ma che secondo me non regge al confronto con il libro di Sandro Veronesi, Premio Strega 2006.

Purtroppo averlo letto prima di averlo visto rappresentato sul grande schermo mi ha dato un senso di incompletezza: interi filoni della storia lasciati da parte, il fantastico approfondimento psicologico che nel libro impera non è nemmeno presente, piccoli e importantissimi dettagli qui sono trascurati o assenti.

E poi l'apporto emotivo dei Radiohead, che purtroppo nella gradevole colonna sonora si risolvono solamente in "Pyramid Song" nel momento topico del film, non viene minimamente considerato.

Moretti però è davvero istrionico nel suo personaggio: una grande prova del regista, sebbene rinchiuso nelle abitudini sceniche che lo contraddistinguono in tutti i suoi film.

La bambina, però, ha recitato divinamente. Sicuramente l'attrice migliore del film.

Camden on fire.

Un violento e imponente incendio si è sviluppato stanotte al mercato di Camden di Londra.

Questa estate io ho abitato praticamente a 300 metri da quel dedalo di vie piene di negozietti e ristorantini, che durante il weekend attirava una folla enorme di turisti pronti a farsi spennare dai prezzi pazzeschi degli astuti negozianti.

Molti italiani, sia tra i turisti che tra i negozianti.

Che impressione, io passeggiavo sempre lungo quella strada e la percorrevo ogni giorno per tornare a casa, per andare da Sainsbury's a comprare qualcosa da mangiare, per prendere il bus 29 fino a Gower Street.

giovedì 7 febbraio 2008

Non è un paese per vecchi - Cormac McCarthy

Il libro mi è piaciuto tantissimo, crudo e nero resoconto del cuore nero di un America ormai in disfacimento morale ed etico. Una scrittura meravigliosa, quella di McCarthy.

E' un western sotto mentite spoglie, in cui nella migliore tradizione cinematografica un triplice inseguimento si conduce nelle lande assolate al confine tra gli USA e il Messico, in un affascinante e serrato ritmo dai toni decisamente truci.

Lo stile è asciuttissimo, diretto, scarno: i dialoghi sono in presa diretta nel testo e spesso è difficile capire chi dice cosa, ma è un espediente di notevole effetto.

E adesso esce pure il film, che è stato candidato a 8 Oscar.

Non come quella banalità di American Gangster, che si salvava solo per un violentissimo Denzel Washington.

Non vedo l'ora.

lunedì 4 febbraio 2008

Buona fortuna, e che Ruini ce la mandi buona.

Marini ha rinunciato all'incarico e quindi si apre il vortice delle elezioni anticipate, imminenti nel prossimo aprile.

Inutile dire che un baratro si spalanca nella vita politico-sociale italiana: certamente non era ciò di cui abbiamo più bisogno, una nuova breve, crudele e intensa campagna elettorale. Ma sarà così, e allora non resta che augurarci in un estremo ravvedimento del Cavaliere (?) o in un Partito Democratico che si presenta da solo e sfiora il colpaccio. A tale proposito è molto istruttivo confrontarsi con le parole di Scalfari, che auspica un barlume di continuità almeno nel settore dei conti pubblici.


Mentre riflettete sull'oscuro futuro, ricordatevi di dire le vostre preghierine, tratte da Piovono rane:

Se il vostro coniuge è sieropositivo, non potete usare il preservativo: o vi ammalate o non trombate più per il resto della vita.

Se siete donne non potete prendere la pillola, ma se rimanete incinte non potete abortire.

Non potete cercare una gravidanza in provetta, ma se il feto nasce alla ventitreesima settimana dovete fare di tutto per tenerelo in vita anche se non ha i polmoni o altri organi vitali.

Se il figlio poi arriva paraplegico, non potete cercare di guarirlo con le staminali perché è peccato.

Se poi un vostro familiare ha un male terminale e vuole andarsene in modo indolore, non potete fare neanche questo e dovete farlo morire lentamente con atroci sofferenze fino all’ultimo.

E se invece l’aiutate, non avrà i funerali religiosi perché ha commesso un peccato grave.

E’ proprio vero: la Chiesa è amore.

sabato 2 febbraio 2008

Poor Italy.

L'autorevole settimanale inglese "The Economist", noto ai più per essersi violentemente scagliato contro Berlusconi con il famoso articolo "Why Silvio Berlusconi is unfit to lead Italy" ("perchè Silvio Berlusconi è inadatto a governare l'Italia"), boccia nuovamente il Cavaliere in un recentissimo articolo sulla crisi di governo italiana e il paventatissimo ricorso immediato alle urne con una probabile vittoria del centrodestra.

Inutile dire che parole di disprezzo vengono spese anche per un'inane sinistra, che non ha mosso un dito contro i mille guazzabugli italiani durante la sua esperienza di governo. In particolare viene sottolineata come la sfavorevole congiuntura politico-economica del Belpaese sia un presupposto piuttosto pericoloso per un altro governo ad personam, per un altro periodo di sperpero e di spesa pubblica.

Tristissimo appare poi il commento finale dell'articolo, pregno di un'ineluttabile aura di sacrificio che ci attende.

However successful [Silvio Berlusconi] has been in business, he remains unfit for the job he covets. Poor Italy.

Cloverfield, o della sospensione dell'incredulità.

La Sospensione dell'incredulità o sospensione del dubbio è la volontà, da parte del lettore o dello spettatore, di sospendere le proprie facoltà critiche allo scopo di ignorare le inconsistenze secondarie e godere di un'opera di fantasia.

Questa meravigliosa teoria estetica di Coleridge è ciò che mi è immediatamente balzato alla mente durante la visione di "Cloverfield", scritto da J.J. Abrams, già creatore di serie TV come Lost e Alias: difatti è necessario immergersi completamente nell'artificio narrativo degli sceneggiatori per godere appieno della vicenda. Si tratta di una videocamera recuperata sul luogo di un non precisato disastro, in pieno stile Blair Witch Project, che viene mostrata al pubblico come un documento reale.

Tutto inizia con le malferme riprese di una festa a Manhattan, ma il tedioso party viene interrotto da un boato e da un urlo animalesco piuttosto lontano: da quel momento inizia una vicenda di impressionante tensione emotiva e visiva. La paura assurda è palpabile in ogni scena, l'immedesimazione è totale grazie al realismo fornito dalle riprese in presa diretta dall'interno: una gigantesca creatura sta devastando Manhattan noi siamo in fuga, esattamente come i protagonisti.

Le urla, il buio, il fumo, le corse in mezzo al fuoco, la gente che scappa in preda al terrore, la videocamera che non rimane nè dritta nè a fuoco, tutto questo regala un sensazione visiva impareggiabile che riesce benissimo a catturare lo spettatore, con una sospensione più o meno esplicità dell'incredulità che fornisce adrenalina purissima, tagliente, infuocata.

Una meravigliosa riflessione sull'America reduce dall'11 settembre e dalla paura che ne lega le viscere, una riflessione sulla nostra civilità del visibile, dove se qualcosa non è su YouTube allora non esiste, non c'è, non è importante.

L'hype mediatico che è stato creato su questo film è assolutamente prescindibile, poichè si tratta di un'esperienza assolutamente sconvolgente in sè, senza alcun bisogno di dietrologia adolescenziale a supporto.

Un film di cui, è chiarissimo, i critici più arcigni e i cinefili più schizzinosi parleranno male e senza pietà, ma di fatto un film potente.

Consigliato, se ne parlerà piuttosto a lungo.